Cinquanta sfumature di Mr Grey – Capitolo 40 (seconda parte)
In silenzio finisco di lavarla, assicurandomi che sia pulita fino in fondo. Vorrei poter ripulire allo stesso modo la mia e la sua anima, cancellare il dolore che ho inflitto a lei e a me stesso. E anche ad Anastasia. Ma non posso. Non è così semplice. Quando sono certo di aver terminato l’aiuto ad alzarsi. Leila è rimasta in silenzio per tutto il tempo.Ancora ora sta zitta, inerme. Mi tocca sollevarla di peso dalla vasca e portarla in camera di Anastasia, adagiandola sul letto dove solo pochi giorni fa ho fatto l’amore con la mia ragazza. Torno veloce in bagno a svuotare la vasca e prendere un pettine ed il phon. Trovo anche degli asciugamani puliti e li porto con me. Tampono delicatamente il suo corpo, fino ad asciugarlo.Poi le sollevo la testa e passo ai capelli, tamponando e asciugandoli, per avvolgerli, infine, in un telo bianco di spugna. Mi alzo dal letto e mi dirigo verso i cassetti e l’armadio che contengono gli abiti e la biancheria di Anastasia. Scelgo un completino semplice, di pizzo bianco e dall’armadio prelevo i pantaloni di una tuta e una maglietta bianca. Delicatamente, come se fosse una bambola di porcellana, la vesto. E’ un gesto così intimo da fare con una donna, ma io mi sento come se mi fossi estraniato dal mio corpo. Come se mi stessi osservando da fuori. E quello che vedo fa male, perché so che farebbe male a lei.Stoicamente resisto accanto a lei, prendendola di nuovo in braccio e facendola sedere sulla poltrona lì accanto. Inizio ad asciugarle i capelli, metodico, stando bene attento a non lasciarne neppure una ciocca bagnata. I miei pensieri, senza che possa farci nulla, iniziano a divagare. Mi ricordo com’era avere Leila a disposizione. Mi ricordo lei in ginocchio, a quattro zampe, legata a lasciarsi frustare nella mia Stanza dei giochi. Ricordo le lacrime che le solcavano il viso, portando con sé il mascara. Solchi neri, profondi, che ricalcavano quelli rossi e altrettanto profondi che io le avevo lasciato sulla schiena, sulle gambe, sul culo. E sotto quel fiume nero, le sue labbra sorridenti e appagate. Perché era quello che voleva. Leila era una perfetta Sottomessa. Sempre pronta a compiacere, a gratificare. E lei stessa si sentiva gratificata dal piacere che le procuravo. Avrei potuto farla distendere a terra davanti l’uscio di casa e usarla come zerbino. Lei sarebbe stata felice di accontentarmi, di compiacermi. Il pensiero è sgradevole ora. Ho usato molte donne come ho usato Leila. E tutto perché avevo una smania di vendicarmi di mia madre. Perché? Ricordo che da piccolo volevo proteggerla. Poi, nel tempo, dopo Elena, quel desiderio si è trasformato in voglia di vendetta. Lei non si era lasciata proteggere da me. Lei subiva passivamente le percosse, i pugni, le violenze a cui la sottoponeva quel lurido porco. Allora, forse, era quello di cui aveva bisogno. Era quello. Era quello e poi la sua dose. Lo faceva per essere premiata. Lo faceva per raggiungere il suo scopo, il suo piacere. Allora forse ero io quello sbagliato. Forse ero io a non capire che nella vita si deve sopportare per ricevere in cambio quello di cui abbiamo bisogno. Era quello che avevo fatto con Elena. Avevo accettato che lei mi trattasse alla stregua di un manichino, che mi violasse, che mi picchiasse. E poi che mi desse quello che volevo, quello di cui avevo bisogno per andare avanti. Che placasse la sete e la fame dei miei ormoni imbizzarriti. E, a mia volta, avevo dato ad altre quello che era stato dato a me. Nello stesso identico modo. Non siamo forse tutti così, a questo mondo? Non abbiamo forse bisogno tutti delle stesse cose? Ne avevo avuto la prova con mia madre. E sceglievo ragazze che le somigliavano per vendicarmi di avermi tolto la mia smania di proteggerla, di avermi fatto nascere per abbandonarmi. Ma poi…poi era arrivata lei. Era entrata nel mio ufficio, inciampando e cadendo goffamente a terra. E quando si era rialzata, aveva trascinato anche me dal fondo dell’abisso in cui ero sprofondato. Ora riuscivo a capirlo perfettamente. Ero sempre stato suo. Sempre. Dal primo sguardo, dal primo tocco della sua mano. Gli ero appartenuto sin dall’inizio. Dal primo all’ultimo bacio. Non ero mai stato in grado di riversare su di lei quella violenza, di associarla ad una parte della mia vita tanto oscura. Di associarla ad una persona che mi aveva ferito così tanto. Lei mi aveva ferito, sì, ma Anastasia mi aveva salvato. Dall’abisso del mio passato, dalla violenza, da tutto. E l’unica volta in cui avevo provato a ferirla sul serio, per lasciarmi tutto alle spalle, era stato lacerante. Ma avevo finalmente capito. Volevo lei. Volevo solo lei. Avrei sempre voluto solo lei. Perché le appartengo. E’ la signora del mio universo.
Chiudo gli occhi, sospirando a fondo. Faccio alzare Leila e la adagio di nuovo sul letto di Anastasia. Torno in bagno a recuperare la mia giacca e il cellulare. Il telefono squilla due volte prima che qualcuno si decida a rispondere.
<<John, sono io. Ho trovato Leila. Ha bisogno del tuo aiuto>>
Flynn si mette immediatamente in moto. Lascio alla sua segretaria l’indirizzo di Anastasia e torno da Leila. E’ distesa sul letto, inerme, lo sguardo perso nel vuoto. Mi siedo sul bordo, accanto a lei, prendendole una mano tra le mie.
<<Mi dispiace, Leila. Mi dispiace così tanto>> mormoro angosciato.
Questo non cancellerà quello che le ho fatto, lo stato in cui l’ho ridotta. Ma ho bisogno di chiederle scusa.
<<Io…io sono stato così crudele con te. Ma ora sono qui. Ti aiuterò, te lo prometto. Non ti lascerò sola. Mi assicurerò che tu stia bene>>
Sorprendendomi, lei si gira a guardarmi, fissando i suoi occhi marroni nei miei. Le sue dita stringono le mie, poi mollano la presa, esauste.
<<Io non volevo…non volevo…non volevo…Lei…lei è come me. Però parla..>> sussurra.
Poi scatta all’improvviso, rannicchiandosi in posizione fetale sul letto e continuando il suo mantra.
<<Non volevo, non volevo, non volevo..>>
Si dondola, stringendosi le ginocchia. La fermo, mentre il dolore si propaga ad ondate nel mio corpo.
<<Leila…Leila, calmati>>
Ma lei continua.
<<Lei parla…lei dorme nel letto del Padrone…lei lo fa ridere…lei non è come me, come le altre, non è come noi..lei è diversa…lei parla..>>
<<Sì, lei parla>> dico, sospirando e lasciando ricadere le braccia.
Anche lei si ferma, guardandomi.
<<Lei parla, Leila, perchè non ha bisogno di me per farlo. Lei è forte, indipendente. Non è la mia Sottomessa. Non lo è mai stata. E’ la mia fidanzata, la donna che amo. Anche tu avevi un fidanzato, ricordi?Te lo ricordi, Leila?>>
I suoi occhi diventano grandi, pieni di paura.
<<Lui non c’è più…Sono sola…sola…>>
<<No, non lo sei. Lo sei stata, ma io non ti lascerò sola. Mi prenderò cura di te. Mi assicurerò che tu stia bene>>
La suoneria del mio telefono ci interrompe. E’ Flynn. Apro la porta e mi trovo davanti lui, un’infermiera e Taylor. Li faccio entrare e gli indico la stanza di Anastasia. Poi fermo Taylor.
<<Dov’è Anastasia?>> chiedo ansioso.
<<E’ andata a bere qualcosa e poi a casa, insieme a Mr Kavangh>> risponde fissandomi.
<<Cosa cazzo ti è saltato in mente?>> urlo. <<Dovevi accompagnarla tu! Cristo santo, Jason! Era sconvolta!>>
Per la prima volta da quando lo conosco, Taylor mi guarda negli occhi sfidandomi quasi.
<<Giusto, Mr Grey, era sconvolta. Era talmente sconvolta che ho pensato che avrebbe voluto sfogarsi con qualcuno. E di certo non l’avrebbe fatto con me>>
Lo fisso con rabbia, ma so che ha ragione. Stringo forte le labbra, mentre con un moto esasperato raggiungo la stanza nella quale Flynn e l’infermiera stanno visitando Leila.
<<John…>> mormoro, senza riuscire a distogliere lo sguardo dal braccio di Leila nel quale è infilato un ago al momento.
<<E’ solo un calmante, Christian>> mi dice rassicurandomi. >>Ho chiamato una clinica qui a Seattle. La porteremo lì per una visita più approfondita e, stasera stessa, la trasferiremo in una struttura psichiatrica a Fremont. Stai tranquillo >> aggiunge, dandomi una pacca sulla spalla e sorridendomi comprensivo.
<<E’ colpa mia, John…>> mormoro senza riuscire a distogliere lo sguardo da lei.
<<Sai che non è così, Christian>>
Lo so? Forse. Ma forse in parte è davvero colpa mia.
<<Voglio aiutarla. Le ho promesso che mi sarei preso cura di lei>>
<<Bene. Ora dobbiamo portarla via di qui>>
Ci adoperiamo per portarla giù, ma quando cerco una giacca per coprirla, non la trovo da nessuna parte. Ana ha portato via gli abiti per trasferirsi da me. Decidiamo di avvolgerla in un lenzuolo. Leila è scossa dai tremiti e mi occupo io stesso di portarla di sotto. Saliamo nell’auto di Flynn e partiamo verso la clinica, mentre Taylor torna all’Escala per occuparsi di Anastasia. In auto continuo a tenere Leila in braccio. Ora dorme, come una bambina. E’ fragile. Non riesco a staccare gli occhi dal suo viso segnato dal dolore e dalla solitudine. Da tutto quello che le ho fatto.
<<Non è colpa tua, Christian>>
La voce di Flynn penetra la nebbia che mi avvolge. Lo guardo, cercando di convincermi che la compassione che gli leggo negli occhi la merito. Ma non ci riesco.
<<Avrei potuto ridurre anche Anastasia in questo stato>> mormoro, come se fossi in trance.
<<Non avresti potuto. Tu ami Anastasia. E lei ti ama. La vostra relazione e’ stata qualcosa di profondo sin dall’inizio, diverso dal contratto che avevi con le tue partner precedenti. Tu lo sai. E anche lei credo lo sappia, anche se la sua autostima andrebbe rinforzata per bene>>
Sorride e mi trovo a ricambiare.Il tragitto non è lungo e quando arriviamo ho appena consegnato Leila nelle mani degli infermieri della clinica quando sento il mio BlackBerry squillare. Rispondo in automatico, mentre fisso i due uomini che la portano via.
<<Grey>>
<<Mr Grey, Ana non è all’Escala>>
Le parole di Taylor mi colpiscono dritte al cuore come una coltellata. Il dolore è così forte che quasi mi piego in due. Devo essere bianco come un cadavere perché Flynn si avvicina per sorreggermi.
<<Che cazzo vuol dire che non è all’Escala?>> sibilo.
<<L’ho cercata in tutte le stanze e il portiere non l’ha vista entrare>>
No. No, no, no. Se n’è andata. E’ fuggita via da me. Mi ha lasciato di nuovo. La voce non riesce ad uscire, non ce la fa. Sono immobile, mentre sento Flynn dire qualcosa. Ma non riesco a capire cosa…sento solo una voce lontana.E poi un’altra che vi si sovrappone.
<<Mr Grey….Mr Grey è ancora lì?…Mr Grey…Christian?>> la voce di Taylor finalmente riesce a scuotermi.
<<Devi trovarla. Devi trovarla o ti riterrò personalmente responsabile, Jason>> ringhio contro la cornetta, mentre Flynn mi osserva con la fronte corrugata.
<<Mr Grey, io esco a cercarla. Lei torni qui all’Escala, nel caso si faccia viva>>
<<Rintraccia il suo cazzo di BlackBerry se è necessario, ma cerca di trovarla!>>
<<Il suo telefono è nell’Audi, Mr Grey. Miss Steele non ha portato la borsa con sé>>
<<Fai il giro del mondo, Taylor, non me ne fotte un cazzo.La rivoglio indietro! Non avresti dovuto lasciarla andare da sola!>> urlo nella cornetta, chiudendo la conversazione.
Mi passo una mano nei capelli, mentre il mio piede destro fatica a stare fermo a terra.
<<Christian, cosa succede?>> mi chiede Flynn con calma.
Come cazzo fa? Come cazzo fa a restare impassibile di fronte a tutto?
<<Anastasia non è a casa. E’ andata via insieme con il suo amico, prima. E…non è tornata a casa>> farfuglio in preda al panico.
<<Calmati, Christian. Questo non vuol dire che ti abbia lasciato. Avrà avuto bisogno di schiarirsi le idee>>
Lo guardo e per un attimo mi concedo il lusso di sperare.
<<Dovresti tornare a casa>> continua. <<Ci occuperemo noi di Leila. Stasera stessa la trasferiremo a Fremont>>
Annuisco, nervoso e sconfitto.
<<Devo tornare a casa. Potrebbe tornare>> sussurro, guardando le pareti di un grigio squallido e triste.
Saluto in fretta Flynn ed esco in strada, fermando un taxi. Salgo e do all’autista l’indirizzo dell’Escala. Il mio cuore batte all’impazzata. “Non può avermi lasciato. Non può. Ana non puoi aver creduto che io volessi Leila”. ‘Davvero, Grey? Davvero pensi che lei non ci abbia creduto? E se invece avesse visto quello che in realtà sei?’. Stringo forte gli occhi, poggiando la testa contro il sedile. Mi passo entrambi le mani nei capelli, e conto ogni singolo secondo che mi separa dal mio appartamento, alimentandomi con la speranza di trovarla dentro una volta arrivato.
Ma quando spalanco finalmente la porta e percorro il corridoio, quello che vedo è il buio. L’oscurità. Sono di nuovo solo. Nella mia torre sospesa sulle nuvole. Sorrido amaro. Una volta l’ho sentita definirlo in questo modo il mio appartamento. La sconfortante sensazione di essere di nuovo solo contro il mondo mi fa venire voglia di spaccare qualcosa. Mi tiro forte i capelli con le dita, cercando di domare la rabbia, la frustrazione e più di tutto il dolore. Un dolore tanto forte e acuto che mi sembra di sentirlo come una sorta di ronzio sordo nelle orecchie. Poi mi accorgo che è il mio telefono. E’ Taylor.
<<Dimmi che l’hai trovata!>> sbraito, andando avanti e indietro.
<<No, Mr Grey. Ho controllato il suo appartamento di nuovo>>
Sto per dirgli di non tornare se ci tiene alla sua vita quando mi appare come una visione.
«È qui» esclamo sollevato, chiudendo il telefono.
Mi giro a guardarla. Come al solito non riesco semplicemente ad essere contento di vederla. No. Devo fare lo stronzo. Perché sono incazzato. Perché dopo una giornata che definirla schifosa è dire poco, vorrei che le cose andassero bene almeno con lei. Ma non mi sembra questo il caso.
«Dove cazzo sei stata?» le ringhio contro, avvicinandomi.
Anastasia si porta una mano alla tempia, barcollando leggermente. E’….è ubriaca?
«Hai bevuto?» le chiedo, guardandola stupefatto.
«Un po’» ammette, guardandomi con la fronte corrugata.
Sussulto. Ana non beve. Mai. Quanto traumatico deve essere per lei quello che ha visto? Mi passo una mano nei capelli, che oramai stanno per conto loro.
«Ti avevo detto di tornare qui.» le dico pacato, anche se dentro ribollo di rabbia verso me stesso.
Sono uno stronzo. Un povero stronzo.
«Sono le dieci e un quarto di sera. Mi stavo preoccupando per te» continuo, fissandola dritto negli occhi.
«Sono andata a bere un paio di birre con Ethan, mentre tu ti prendevi cura della tua ex» sibila acida, rimbrottandomi contro. «Non sapevo per quanto tempo saresti rimasto… con lei»
Stringo gli occhi, riducendoli a due fessure e mi avvicino ancora a lei di un paio di passi. Ho solo voglia di stringerla e sapere che è qui davvero. E tutta intera soprattutto. Ma la sua espressione mi fa scattare un campanello d’allarme.
«Perché dici così?» chiedo.
Si stringe nelle spalle, abbassando lo sguardo ed evitando i miei occhi.
«Ana, cosa c’è che non va?»chiedo, deglutendo a fatica, con paura.
Perché ho paura. Di sentirle dire di nuovo che vuole andarsene. Che è tornata solo per dirmi addio.
«Dov’è Leila?» mi chiede, invece di rispondermi, tornando a guardarmi.
«In un ospedale psichiatrico a Fremont» le dico con disinteresse. Quello di cui mi importa ora è solo lei. Le scruto il volto, in cerca di qualche indizio che mi dica sul serio come si sente. «Ana, che cosa c’è?»
Mi avvicino di più a lei, colmando la distanza. Resto in piedi di fronte a lei, senza toccarla.
«Cosa c’è che non va?» mormoro in preda al panico.
Lei inspira lentamente. Così lentamente che temo per quello che mi dirà.Poi inizia a scuotere piano la testa. Senza abbandonare i miei occhi.
«Non vado bene per te.» sussurra.
«Cosa?» esclamo, spalancando gli occhi per il terrore. «Perché lo pensi? Com’è possibile che tu lo pensi?» la accuso.
“Come fai a non renderti conto di quanto io ti ami, Anastasia? Cos’altro devo fare? Da quando ti conosco è stato sempre tutto per te. Qualsiasi cosa io abbia detto o fatto. Tutto per te”.
«Non posso essere tutto quello di cui hai bisogno» mormora appena.
«Tu sei tutto quello di cui ho bisogno» le dico deciso, senza distogliere lo sguardo.
Guardami, Anastasia. Lo vedi quanto amore sento per te?
«Il solo vederti con lei…» inizia, ma non finisce la sua frase, stringendo gli occhi per il dolore.
«Perché mi fai questo? Questa faccenda non riguarda te, Ana. Riguarda lei»
Inspiro forte, cercando l’aria che mi manca ora. Mi passo la mano nei capelli, tirandoli all’indietro. Devo spiegarle.
«In questo momento è una ragazza molto malata»
E’ l’unica cosa che riesco a dirle, mentre l’angoscia mi assale.
«Ma io ho sentito… quello che condividevate»
«Cosa? No»
Mi avvicino per toccarla e farle capire che l’unica con cui posso condividere qualcosa è lei. Ma Ana si ritrae di scatto. Quel gesto fa male. Fa più male di qualsiasi altra cosa. Più male del dolore che provavo da piccolo. ‘Ora lo sa chi sei davvero, Grey’.
«Stai scappando?» le chiedo, spalancando gli occhi per pura paura.
Sembra sul punto di dire qualcosa, ma non risponde.
«Non puoi» la imploro, mentre la gola mi si secca e quasi non riesco a respirare.
«Christian… io…» le parole non riescono ad uscire dalla sua gola.
“Non dirlo. Se non lo dici, non è vero”. Sento il suo respiro accelerare per la tensione.
«No. No!» urlo disperato. .
«Io…» ancora una volta non dice nulla.
Non dice una fottuta parola.
Mi guardo intorno, provando a tentare di trovare un motivo valido per convincerla a restare.
«Non puoi andartene. Ana, io ti amo!»
E’ l’unica cosa che possiedo davvero e che posso donarle davvero. Il mio cuore, il mio amore. E’ tuo Ana.
«Anch’io ti amo, Christian, è solo che…»
«No… no!» la interrompo in preda alla disperazione, afferrandomi la testa con le mani.
“Pensa, Christian. Pensa, pensa, pensa cazzo!”
«Christian…»
«No» mormoro ancora, interrompendola per l’ennesima volta.
Non voglio sentirlo. Non voglio, non voglio, non voglio. Non posso sentirle dire ancora che vuole andare via.”Se non posso averti, Anastasia, la mia vita non ha senso. Io senza di te sono nulla, sono polvere, sono una carcassa umana. Non sono niente se non ti ho accanto. Ma perché non so dirle queste cose? Perché è così difficile dirlo ad alta voce?”. La guardo in preda al panico e so che sta per dire di nuovo qualcosa.”No, Ana. Io non ho nient’altro che te. Io vivo solo per te. Fai di me quello che vuoi”.Con un sospiro dilaniato dall’angoscia mi lascio cadere in ginocchio, davanti a lei. Non conosco altro modo di dirglielo. Non so cos’altro fare. “Eccomi, Anastasia. Eccomi prostrato ai tuoi piedi. Non c’è nulla più di questo che possa fare per farti capire che sono tuo e tuo soltanto”.Le mie mani scivolano sulle cosce, in quella posa che ho preteso da lei più di una volta. Era il mio modo di farle capire che mi apparteneva. Ora questo è le farà capire che io appartengo a lei. Faccio un profondo respiro e mi abbandono a quella consapevolezza. Io sono suo. Io appartengo a lei. Questa è la prima volta che riesco ad ammetterlo in modo così profondo.
«Christian, cosa stai facendo?» la sua voce trasuda orrore.
Non la guardo. Fisso il pavimento, come è giusto che sia. “Sei tu a decidere per me, Anastasia. Dimmi cosa vuoi, cosa devo fare”.
«Christian! Che cosa stai facendo?» ripete a voce alta.
Resto immobile.
«Christian, guardami!» ordina con la voce spezzata.
Alzo la testa immediatamente, eseguendo il suo ordine senza battere ciglio. La fisso impassibile, in attesa di pendere dalle sue labbra. “Sono tuo, Anastasia. Ora puoi capirlo fino in fondo. Ora puoi vedere fino a dove sei capace di spingermi. Ora sei tu ad avere il controllo. Sei tu che puoi gestire la situazione. Io sono tuo. Sono tuo, Anastasia Steele. Ti appartengo”.
Mi sono commossaaaaa
Accidenti Anita io non sono brava ad esprimere quello ke sento e sono davvero senza parole !!!
Tu devi fare kualkosa sei troppo brava, sai scrivere divinamente … Hai descritto lo stato d’animo di C in modo sublime !!!
Non vedevo l’ora di leggere questo capitolo e tu non ti sei smentita nemmeno stavolta !!!
Ke dire …
Grazieeee xke x noi ke amiamo C e A questi capitoli continuano a farci sognare !!!
Grazieeeeeeeeeeeee
Grazie mille, Sole 🙂 Fare qualcosa per me è continuare a scrivere 🙂
Wow…….. Arriviamo ai capitoli clou
Già 😉
Beliissimo !!! Arriva la mia parte preferita è cioè quando Christian si fa toccare…Grazie , grazie , grazie Anita !!!
Grazie a te, Fiamma!
Wow 🙂 è tutto ciò che riesco a dire 🙂
È fantastico 🙂
Sei grande Anita 🙂
Grazie mille, Rosy! 🙂
Anita è sempre più intenso e magnifico…
Ho sempre pensato che questo libro fosse bello perchè narrato in prima persona.. mi spiego meglio.. credo che se fosse stato narrato in terza persona, sarebbe stato un porno privo di significato.. e dubito che avrebbe avuto tutto questo successo… la voce interiore di Ana rende tutta la storia coinvolgente e dolce… anche in quelle parti dove fanno solo sesso tutto assume un significato preciso… il lettore entra nella trama e nei personaggi e riesce a vedere la loro relazione in tutte le sue sfumature… il sesso in qualche modo diventa amore allo stato puro e questo amore diventa il vero protagonista della storia..
poi mi sono chiesta come sarebbe stato il libro narrato dal punto di vista di Christian… e mi sono subito risposta che non sarebbe stata la stessa cosa, perchè essendo una donna, e in quanto tale abile nel farmi 3000 problemi, mi riusciva facile immedesimarmi in Ana e nel suo modo di ragionare.. Bè, devo proprio ricredermi perchè tu riesci a trasmettermi le stesse identiche emozioni che mi trasmette l’originale… perchè riesci a farmi entrare ugualmente nella psicologia di Christian… e questa è una grande abilità… complimenti veramente…
ora aspetto con ansia il prossimo capitolo che è proprio “potente”.. 🙂
Anita grazie per tenerci compagnia durante la settimana… e per tutto il tuo impegno che (credo di poter parlare a nome di tutte le ragazze del blog) apprezziamo tantissimo…
baci <3
Grazie di cuore Lea! Davvero, mi fate commuovere!
Mio Dio che strazio questo capitolo!!! Sono commossa dalla tenerezza di Christian per Lelia. Capisco, però, anche la gelosia che prova ANA. Vedere il suo amore prendersi cura di un’altra donna, anche se malata, sfido chiunque a non essere gelosa. Anita, questo capitolo ė stupendo. Neanche la James avrebbe fatto meglio di te. Questa parte mi commuove, anzi mi si attorcigliano le budella quando leggo. Christian capisce che ė un momento della sua vita che potrebbe portarlo nel baratro. Aspetto con ansia il prossimo. Grazie è baci.
Grazie mille Ida! Sempre gentilissima! Mi fa piacere ti sia piaciuto!
Mi hai fatta commuovere….di nuovo:-) 🙂 Anita dirti brava e’ poco…mi sembrava di essere li’ con loro ,mentre lavava e asciugava leila ,mentre il dolore lo trafiggeva al pensiero di aver fatto male sia a lei che alle altre sottomesse ,al dolore che stava procurando alla sua dolce Ana…ora non vedo l’ora che passi sta luuuuunga settimana…ti …anzi vi abbraccio tutte
Tina, grazie!! Un abbraccio forte!!
Ho dovuto aspettare e riflettere prima di scrivere. Anita sei grande! Ho ancora la vista annebbiata dalle lacrime per l’ennesima meraviglia che sei riuscita a scrivere. Neanche la James avrebbe potuto fare meglio. Questa parte e’ una delle più belle di tutta la trilogia, ma sentirla dal pov di C, mio dio e’ ancora “di più'”. Ho sentito trasudare il dolore e la paura da ogni singola parola che hai scritto. E’ scritto talmente bene che mi è sembrato di poter guardare il suo viso e poterne leggere le emozioni. E’ difficile ormai, arrivati a questo punto poterti dire qualcosa che già nn ti abbiano detto, ma voglio provarci: TU.SEI.FANTASTICA! Hai un dono immenso, usi le parole e le trasformi in sentimento passione, nn smettere mai. Nn pensare e nn dire nemmeno una volta ” la storia era già stata scritta” perché, e’ vero la James ha scritto la trilogia, ma ti assicuro che quello che tu stai facendo, riscrivere tutto dal pov di C e un’altra storia, e per me che conosco a memoria la trilogia ti assicuro e’ come leggerlo per la prima volta. Ti chiedo un favore, la parte che viene adesso e’ forse la più importante siamo ad un punto di svolta, nn farla finire sul più bello. Ti abbraccio forte e ti ringrazio per la tua dedizione e per il tempo che dedichi a noi. A presto💖💖💖💖💖💖💖💖💖💋💋
Grazie mille Lory!! Grazie, grazie, grazie!
Ops dimenticavo essendo ancora un po’ malaticcia mi sono fatta un giro per il blog e ho trovato un’altra meraviglia ” La proposta” ☺️ Grazie piccolina😍😍😍😍😍
Lo so che rischio di essere ripetitiva…Ma sei bravissima,capitolo bellissimo
Grazie di cuore 😀
Lacrime agli occhi, brava brava e ancora brava!
Grazieeee! <3
Meraviglioso. ..stupendo. …Anita ti prego facci una sorpresa durante la settimana. …vado a rileggerlo. .ciao
Ahahahahahahah!!Grazie! Se riesco perché no!
mi aggiungo alla lista di commosse, ho adorato questa parte nella versione originale ma adesso mi son venuti pure i brividi con C in ginocchio e i suoi terribili pensieri,che strazio per lui povero. Ora aspetto il bellissimo proseguimento, son gia’ in ansia..baci a tutte e tu sei sempre geniale per tutte le emozioni che regali con la tua superba scrittura
Grazie Ale! A questo punto vi interesserà sapere che piango anch’io!
Questo capitolo trasuda emozioni ovunque!christian che si sente così colpevole per ciò che è successo a leila è toccante!conoscere ana l’ha cambiato completamente!l’uomo insensibile che sfruttava le donne solo per divertimento e appagamento personale è scomparso e ha lasciato il posto ad un uomo con un cuore cosciente dei suoi errori 🙂 la parte con ana dove si inginocchia è stata bellissima..ricordo la descrizione di ana..il christian sottomesso che si dona a lei e che non proferisce parola se non sotto il suo ordine 🙂 anita andando avanti dimostri sempre più la tua bravura 😀 capitoli come questi ci fanno capire in che modo e quanto ti dedichi a questa storia.quanto cuore e quanta passione trasmetti..ricreare pensieri dal nulla senza una base non è per niente semplice ma tu ci riesci benissimo..bravissima <3
Grazie mille!!Davvero! Un abbraccio!
Anita…..non ho parole….oddio ho i brividi dalle emozioni che sei riuscita a farmi provare, il cuore mi batte fortissimo, gli occhi sono lucidi, come hai fatto non lo so ma ci sei riuscita, so che sei brava ce lo hai sempre dimostrato ma non pensavo che riuscissi a trasmettere così tanto. Premesso che questo è uno dei momenti più belli (non belli nel senso del termine) ma più profondi, anche se angoscianti, di tutto il libro, ma che fanno capire l’intensità del loro amore, io l’ho letto non so quante volte…beh ….ho ancora i sussulti. Non so chi dei due mi fa più tenerezza, se lei con tutte le sue insicurezze (la paura di non essere abbastanza per lui, l’incertezza e la gelosia di averlo visto interagire con un’altra donna, l’aver visto un legame tra loro e l’essere consapevole di non essere riuscita a dargli quello che lui vuole…..senza sapere che lui ha tutto quello vuole da lei…perché è solo lei che vuole) o lui…..con altrettante incertezza ed insicurezze, la paura di perderla, la consapevolezza di non riuscire a vivere senza di lei, la paura di vederla andare via dalla sua vita ma non riuscire comunque a parole a dirgli quello che sente dentro e quindi trovare l’unico modo che conosce per dimostrargli tutto quello che prova e per evitare che lei vada via….si prostra ai suoi piedi, diviene il suo sub, l’atto estremo per evitare che lei valichi quella porta lasciando dietro di se….il nulla, un Christian che non sopravvivrebbe senza la donna della sua vita, senza il suo amore! BRAVA ANITA, ti sei superata….e GRAZIE dal profondo del cuore! <3
Grazie a te, Romina! Grazie del supporto che mi date ogni settimana!
Sei bravissima….questo capitolo è stato fantastico aspetto cn ansia il prox. Brava e non smettere 😊 di farci sognare
Grazie a te!! <3
Eccomi finalmente sepppure in gravissimo ritardo 😛
Anita ne ho lette tante di ff sulla Sfumature, ma il tuo è il C che si avvicina più di tutti all’originale. Oserei definirlo quasi perfetto, non prendertela a male Piccolina ora ti spiego…. quasi perchè la perfezione per aver creato questo personaggio anzi questi personaggi e tutta la storia va alla cara E.L. James, senza di lei non ci sarebbe il tuon C, ma soprattutto non avrei incontrato te <3 le Sis e le Roomine. Un abbraccio 🙂 Alla prossima 😉
😀 Grazie tesoro! 😉 Un abbraccio grande grande grande!
Partiamo dal presupposto che nella trilogia “originale” è questo il capitolo che io preferisco in assoluto … devo però aggiungere che sei stata assolutamente perfetta Anita. Lo dico da tempo che la James va ringraziata per averci servito su un piatto d’argento questa meravigliosa storia d’amore (che poi non è solo amore, ma mille altre cose), ma continuo a dire, con la stessa forza, che lei ha scelto la via più semplice: il POV di Anastasia. E’ Christian quello più difficile da analizzare, quello che ha più cose da dire, quello più difficile da descrivere, quello più contorto. E tu, Anita, lo fai divinamente, mettendo in risalto il suo lato dolce ed amorevole su tutti gli altri. Insomma, tu sei più coraggiosa della James, senza dubbio! 🙂
Ahahahahahah!!! Grazie!! La verità è che adoro Christian Grey!!
Care amiche mie, volevo dirvi che con questa e’ la quinta volta che rileggo questo capitolo, E’ MERAVIGLIOSOOOOO😍 sarò malata?😜💖💖💖💖💖💖
😀 Vai tranquilla!
Brava brava e ancora brava dovresti provare a scrivere una storia tutta tua sei un ottima penna
Grazie mille!! Purtroppo non è così semplice…la mia testa partorisce solo stupidate quando ci provo! Non sono mai soddisfatta!
Mamma mia donneee
Avrò letto e riletto questo capitolo non so kuante volteeeee
È sempre stata la mia parte preferita mi provoca sensazioni inspiegabili !!!
Non vedo l’ora di leggere il seguito ke già so lx kuante volte rileggerò … Abbiamo tutte la stessa malattia per di più INCURABILE hahaha
Un bacio a tutte soprattutto alla grande ANITA 💜
buona giornata a todoooooos 😘😘😘
😉
Strepitoso cara Anita!!!!!!!!!!
Christian , il Sottomesso è così indifeso, dolce, sexy ….wow. Adoro questa parte e tu la descrivi coì bene, grazie!
P.S. Divertente lo scambio di battute tra Christian e Taylor ” doveva sfogarsi con qualcuno e di sicuro non l’avrebbe fatto con me!” 😀 sto rotolando dalle risate
Tornerò domani per il seguito, ora devo pensare alla cena …