Sfumature Sottosopra – Di Lily Carpenetti
Vi avevo promesso una sorpresa e sorpresa è stata. Un racconto unico con un Mr Grey inaspettato. Preparatevi ad essere sconvolte dai suoi “gusti molto particolari” 😉 ! A.
Breve presentazione dell’autrice:
Salve, volevo proporvi il mio racconto auto conclusivo con al centro un inedito Mr Grey, prima dell’incontro con Ana.
In realtà, mi è venuta l’idea di far incontrare il protagonista del nuovo romanzo che sto scrivendo con Christian.
Christian Grey ha sempre sostenuto di non essere mai andato con un uomo, ma chissà.
Ho già pubblicato il racconto su EFP, ma molti si lamentano perché per leggerlo lì ci si deve registrare. I contenuti sono espliciti.
Lily Carpenetti
É un cliente importante e mi sento onorato di aver ottenuto questo caso.
Il mio capo ha fiducia in me, ma non posso fare a meno di sentirmi nervoso. Anche lui ha sottolineato che si tratta di un caso particolare, delicato, ma non riesco a capire la necessità nell’incontro nel suo ufficio. Sono abituato ai confronti allo studio, è sempre stato così, e ora, quest’uomo schiocca le dita e gli avvocati scattano. Non mi sembra corretto, a dispetto dei suoi svariati milioni e altrettante proprietà immobiliari.
D’accordo, ormai è fatta, è stato pattuito così e io mi sono piegato alle decisioni superiori. Ora mi trovo qui, in questo grande ufficio con vista panoramica. Evidentemente, quest’uomo ha qualche complesso riguardo alle misure. Freno il ghigno che sta spuntando sulle mie labbra, continuando a fissarlo. Non ho nessuna intenzione di farmi mettere in soggezione dall’opulenza né dalla personalità chiaramente intimidatoria.
Sa come mettersi in posizione di vantaggio, mi ha offerto il posto a sedere, ma lui è rimasto in piedi. Non posso permettermi di lasciargli un vantaggio.
“Allora, signor Grey. Immagino che il suo tempo sia prezioso, perciò, suggerisco di addentrarci subito nella faccenda. Sono stato informato che si tratta di una questione delicata” avanzo con voce ferma.
“Oh” conferma lui, fissandomi con uno sguardo intenso. “Non immagina neanche quanto!”
“Ma non credo le manchino i rappresentanti legali, non mi spiego il perché del bisogno di una consulenza esterna” manifesto le mie perplessità. Ho bisogno di risposte.
Stringe le labbra, tanto da farle leggermente impallidire.
“Il suo studio è il migliore, avvocato Callejas e sono fiducioso del fatto che riusciremo ad arrivare a un accordo con la controparte, senza bisogno di arrivare in tribunale.”
Annuisco. É quello a cui puntano tutti gli uomini d’affari.
“Possibilmente, rimettendoci il meno possibile” avanzo con fare saccente.
“Il denaro non è un problema, avvocato. Se ne sarà accorto.”
Ha allargato le braccia per sottolineare la sua condizione.
Eccolo, di nuovo in un tentativo intimidatorio, ma non ce la farà. Non abbasso lo sguardo e freno la smorfia del labbro inferiore. Ho imparato a controllarlo, ma non posso evitare la vibrazione involontaria.
Il suo sorriso mi colpisce. Cazzo, se n’è accorto. Ha segnato un punto e sono stato io a offrirglielo. In pratica, ho fatto un autogol.
“Bene” mi ricompongo. “Di che si tratta? Acquisizione di titoli, appalti, fusioni?”
Ho fretta di concludere. Decisamente, quest’uomo sa come mettere in soggezione e io voglio evitare di cadere in suo potere. Non è il bell’aspetto o l’eleganza, ma quell’alone di oscurità, nell’espressione del volto, a renderlo irresistibile.
Ma voglio evitare di concentrarmi sull’uomo per allargare l’orizzonte al caso. Devo farlo necessariamente per mantenermi a galla.
“Niente di tutto ciò. Ho i miei legali per queste cose. Schiere di avvocati. Ottimi avvocati!”
“Naturalmente” commento seccamente, frenando le mie labbra. Ma lui si è accorto nuovamente della mia stizza, posso vederlo chiaramente e ne è soddisfatto. Sta cercando in tutti i modi di rendersi antipatico, anche se non capisco il perché.
Allunga verso di me un fascicolo che contiene una denuncia.
“Lesioni?” Lo guardo, incuriosito, leggendo le frasi in velocità.
“Qualcosa del genere!” Ammette, irrigidendosi per la prima volta.
Sto facendo scorrere i fogli. Da denuncia e referti sembra che quest’uomo abbia picchiato una donna, forse una prostituta o un’amica. Nulla di particolarmente complicato.
Sono confuso e non riesco a schermare questa sensazione.
“Non credo ci sia bisogno di grande abilità per raggiungere un accordo. Nulla che lei non possa permettersi di perdere” concludo con voce stentorea.
“Non posso permettermi di perdere la reputazione, avvocato Callejas” conclude fermamente.
“Certo, questo lo capisco benissimo. Ma, come ha ben sottolineato, non manca di rappresentanti legali di fiducia, né di mezzi. É un caso semplicissimo, seppur…ehm… delicato.”
“Voleva dire imbarazzante!” Ribatte.
Sì, vero.
“Ad ogni modo, non credo ci sarà alcuna difficoltà a trovare un accordo” continuo, cercando di riprendere il controllo. Fissarlo in quegli occhi che racchiudono infinite sfumature, a seconda delle variazioni di luce, mi sta confondendo.
Sorride, di nuovo. Un sorriso amaro, distante, ma che intenerisce comunque i suoi lineamenti piacevoli. Poi, si protende verso di me, in modo imbarazzante.
“Avvocato Callejas, lei non conosce a fondo le donne e il loro spirito vendicativo” sussurra in modo sensuale.
Annuisco, deglutendo a fatica. Sto iniziando a sudare.
Per riprendere il controllo, ricomincio a leggere l’incartamento.
“Immagino, sì. Una ex che non si rassegna?”
“Diciamo di sì” ammette, rimanendo sul vago.
Certo, quest’uomo ne avrà più d’una in contemporanea, avrei dovuto dire una delle tante ex.
“Non vedo nulla di grave, qualche abrasione, ma nulla di rotto. Cose da poco” commento più distrattamente possibile.
“Le apparenze ingannano” mi ammonisce. “Possiamo concludere il nostro accordo questa sera a cena, nel mio appartamento? Voglio illustrarle il quadro completo della situazione.”
La richiesta suona inaspettata. Ma non è troppo inusuale, molti uomini d’affari preferiscono conversare di lavoro davanti al cibo.
“D’accordo, non c’è problema” accetto, pur sentendomi stranamente a disagio.
“Benissimo, la mia segretaria le fornirà l’indirizzo e le indicazioni necessarie.”
Si dimostra soddisfatto, congedandomi; non prima di passarmi un altro fascicolo.
“Vorrei che lei analizzasse anche questo, prima dell’incontro di stasera. Si tratta del contratto che la signorina ha sottoscritto, pur non avendo un vero e proprio valore legale.”
Contratto? Dunque, la vittima era una sua dipendente.
Lo saluto annuendo, non riuscendo a staccare lo sguardo dai suoi occhi. Non è più un gioco di potere, la situazione si è ribaltata. Proprio ciò che non volevo, sono caduto nella rete di quest’uomo.
“Capirà quanto la discrezione sia fondamentale” mi congeda, sottolineando l’ovvio, avvicinando un po’ troppo le labbra al mio orecchio.
Non è gay, posso affermarlo per certo, visti i suoi problemi con una ex. Forse bisex. Ma di una cosa sono consapevole: ha capito il mio orientamento e ci ha giocato. Ha flirtato. Christian Grey è un maledetto figlio di puttana. E ci sa fare!
Sono ancora un po’ accaldato quando mi dirigo al desk, sentendo ancora quegli occhi grigi penetrarmi nella schiena, come una lama affilata. Sbircio di sottecchi, ma la porta del suo ufficio è già chiusa e la Barbie segretaria mi allunga un foglietto con annotati l’indirizzo e il codice dell’ascensore. Piano attico, naturalmente, nulla di meno per Mr Billionaire.
Arrivo all’Escala in perfetto orario, punto sempre sulla puntualità. Ma mi sento più confuso di prima, dopo aver letto gli ultimi documenti.
Chi è quest’uomo?
Ho imparato a non fidarmi dell’apparenza e so che chi appare più controllato è proprio il più imprevedibile. Ma questo supera ogni convenzione sociale.
Sono aperto a qualsiasi genere di manifestazione dell’affettività e ho una fantasia vivace in questo campo, ma l’universo contenuto in quel fascicolo tocca ogni sfumatura della perversione sessuale.
Inspiro vigorosamente prima che le porte dell’ascensore si aprano direttamente in un corridoio interno, cercando di non partire prevenuto.
Mi accoglie affabilmente, sembrando meno ingessato che in ufficio. Forse, non ha intenzione di perdere il vantaggio che ha guadagnato su di me con l’atteggiamento confidenziale del commiato.
Ma le mie intenzioni sono quelle di mantenere l’incontro formale e impersonale, sul piano esclusivamente professionale.
“Benvenuto” sorride, chiaramente beandosi dell’ambiente in cui mi sta introducendo.
Non mi aspettavo nulla di meno, ripensando all’idea del problema di misure, lasciandomi scappare un sorrisetto ironico.
“Sono felice di divertirla, avvocato” mi sorprende, particolarmente allegro.
“Mi scusi” rispondo, imbarazzato. “Solo che la sua persona è costantemente contornata da tali grandezze.”
“Mi piace la vita comoda. Ne ho la possibilità.”
“Certo” ammetto, cercando di non sembrare stizzito per quest’esibizione di mezzi.
Mi porge un calice di vino, immergendo le sue labbra nel proprio e fissandomi di sottecchi.
Sta di nuovo flirtando e gli riesce sempre molto bene.
“Vogliamo accomodarci?” Mi fa strada nel salone. “I miei collaboratori hanno preparato una cena con assaggi di varie portate. Non conoscevo i suoi gusti.”
Strano, penso, ero sicuro che, con i suoi mezzi, avesse fatto un’accurata ricerca su di me.
Anzi, sono sicuro che l’ha fatta, almeno sui miei gusti sessuali, visto il suo modo di fare, ma non si è preso la briga di verificare se preferisco il pesce o la carne.
“Spero che non sia eccessivamente salutista, si tratta di manicaretti piuttosto sostanziosi” aggiunge con gli occhi che brillano di divertimento. “Ma per dessert mi sono limitato al gelato.”
Cazzo, le ha fatte eccome le ricerche.
Figlio di puttana! Figlio di puttana! Figlio di puttana!
Sorrido, arrossendo.
“Non abbassi lo sguardo, la prego. Mi piace guardare i miei interlocutori negli occhi. Converrà che aiuta alla sincerità” mi redarguisce in modo bonario, ma fermo.
“E lei è sempre sincero, Christian!”
Ho appena chiamato per nome proprio il più importante cliente dello studio. Ma mi sono sentito colpito da questa sua confidenza coperta da cortesia.
“Tutti hanno i loro piccoli segreti, Felix!” Risponde, senza mostrarsi infastidito, bevendo un altro sorso di vino, sempre mantenendo uno sguardo sardonico su di me.
Anch’io riprendo il calice, ingurgitandolo. Sento la gola secca e le mani tremanti, ho bisogno di sciogliermi, anche se bere non mi sembra la strategia migliore per mantenere il controllo.
Lui appare sempre più divertito. Ormai, sono il topolino con il gatto che sta aspettando solo il momento migliore per dare la zampata.
“Cosa ne pensa dei contratti che ha avuto modo di analizzare?” Mi sorprende, senza assumere un’espressione più seria.
“Come ha detto giustamente, a parte l’accordo di segretezza, non c’è una valenza legale vera e propria a cui possiamo aggrapparci, anche se dimostra la consensualità delle parti.”
“Non le ho chiesto questo” mi corregge, mangiando l’insalata di gamberetti davanti a sé. “La tua opinione, Felix.”
“L’ho espressa, i margini…”
“Personale!” Urge con prepotenza.
Sto per abbassare nuovamente lo sguardo, ma ricordo quel che ha detto prima.
“Sul sadomasochismo?” Avanzo, stranamente imbarazzato.
Lui annuisce, continuando a concentrarsi su quella portata che ho assaggiato anch’io, trovandola deliziosa.
“Mai provato?”
Arrossisco e sento un brivido alla base dei capelli.
Vino, vino, ancora vino. Ho bisogno di bere!
Scuoto il capo e lui si adagia all’indietro sulla sedia, fissandomi sempre compiaciuto.
“Crede di essere in grado di addentrarsi in un territorio così idealmente lontano da sé? Potrebbe trovarsi impreparato.”
Ha seguito il mio sguardo vagare dal bicchiere alla bottiglia e si è affrettato a riempirmi il calice, in modo galante. Sono diventato trasparente e può leggere dentro di me.
Continuiamo la cena quasi in silenzio, a eccezione di lui che illustra le varie portate.
Un domestico sbuca da chissà dove per sparecchiare e portare il gelato. Semplice, alla vaniglia, e il suo sorriso si allarga quando assaggio la prima cucchiaiata.
“Kemps” osservo, quasi indignato da quest’insinuazione nella mia privacy.
“Mi piace conoscere i gusti dei miei ospiti” ribatte, marcando sulla parola gusti.
“Anche se” aggiunge. “C’è di meglio!”
“Che vuole, l’abitudine” commento freddamente.
“L’abitudine è la rovina di tutti i rapporti, incoraggia la noia.”
“Lei è annoiato, Christian?”
“La maggior parte delle volte!” Ammette, continuando a gustare il gelato con fare sensuale.
“C’è un motivo particolare per cui ho voluto svolgere qui il nostro incontro. Volevo rendere istruttivo questo confronto.”
“Istruttivo?” alzo un sopracciglio, chiedendomi sempre più ossessivamente dove diavolo intenda arrivare.
Ha di nuovo indovinato il mio desiderio di vino e io ho approfittato della cortesia.
“Volevo mostrarle a cosa si riferiscono quei documenti” spiega semplicemente, alzandosi in piedi. “Sempre che le gambe le reggano ancora, dopo tutto quel vino.”
Gli rivolgo uno sguardo indispettito. Vero, la mia testa è leggera, ma credo di riuscire a muovermi agilmente.
Lo imito, alzandomi, ma devo aiutarmi con la spalliera della sedia. Ok, ho esagerato con il bere e, chissà perché, la cosa mi sembra pericolosa.
Lo seguo, cercando di non barcollare, fino a una porta chiusa. Questa casa è un labirinto. Spero di non perdermi!
“Non le ho fatto firmare alcun patto di segretezza, visto che lei è sempre legato al segreto professionale. Fa parte del caso” mi ricorda.
“Naturalmente” annuisco, scoprendomi impaziente di vedere ciò che si nasconde dietro a quella porta.
Lui annuisce a sua volta, fissandomi intensamente e il suo sguardo mi fa tremare maggiormente le ginocchia.
“Wow!”
Non ho potuto frenarmi da quell’esternazione di meraviglia, una volta entrato nella stanza dalle pareti dipinte di rosso. Sto girando su me stesso per ammirare tutti gli strumenti appesi alle pareti e al soffitto.
Lui mi afferra per le braccia, posando il mento sulla mia spalla sinistra e sussurrando al mio orecchio:
“Piano, altrimenti ti girerà la testa e sarò costretto a soccorrerti” mi ammonisce. “Come va con lo stomaco?”
“Bene” affermo con sicurezza.
“Bene” fa eco lui. “Sei nel mio mondo, adesso.”
“Tuo prigioniero?” Avanzo con voce tremante, più di emozione che paura.
“Direi piuttosto ospite” rettifica, passando le mani giù per le mie braccia. “Ti piacerebbe provare?”
Continuo a fissare i ganci sul soffitto, ammirato.
“Un incontro istruttivo” annuisco, insicuro di ciò che sto facendo.
“Lo prendo come un sì” afferma soddisfatto, sfilandomi la giacca.
Le sue mani ora portano le mie braccia sopra al mio capo, facendo scorrere le dita sulla stoffa sottile della camicia. Sento quel tocco intimamente e mi emoziona, tanto da socchiudere le labbra e farmi scappare un mugolio sommesso, mentre adagio la testa all’indietro, contro il suo corpo.
Ho lasciato scoperto il collo e lui ne approfitta, iniziando a baciarlo, spostando le carezze sulla mia gola.
“Quali sono le tue fantasie più nascoste, avvocato? Qui dentro non devi avere paura di dar libero sfogo ai tuoi desideri.”
Mi parla in modo suadente, come un diavolo tentatore, continuando a imprimermi baci leggeri e succhiotti sul collo.
Molte delle cose presenti in quella stanza appaiono desiderabili ai miei occhi e io voglio solo lasciarmi andare nelle mani di quell’uomo, che può rendere i miei sogni realtà.
Mi afferra per i polsi in modo da innalzare nuovamente le mie braccia e io ansimo liberamente, anticipando le sue mosse.
“Attento a ciò che desideri, avvocato” è divertito, si prende gioco di me. Ma la cosa piace anche a lui, sento la sua erezione contro di me. Mi desidera, forse voleva portarmi qui fin dall’inizio. “É questo che vuoi?”
“Sì” rispondo di getto, pieno di passione.
Si allontana un attimo, per far passare una cinghia attorno a un gancio del soffitto. Poi, porta ancora una volta le mie braccia in alto, assicurandole saldamente alla cinghia. Quando sento la stretta attorno ai polsi, vibro con tutto il corpo e lui, che sta girando attorno a me come un predatore con la vittima, sorride.
“Più stretto?” Offre.
“Sì” sussurro compiacente.
Stringe e la mia eccitazione cresce. Dopo di che, mi innalza, finché mi ritrovo completamente verticale, mentre solo le punte dei miei piedi toccano terra.
“Ti fa male?” Chiede premuroso.
“No…cioè sì, un po’, ma mi piace!”
“Bene!”
É soddisfatto, allegro, come un bambino davanti a un bel dono. Sono il suo giocattolo e non c’è niente che mi appaia più desiderabile di questo.
Prova ancora, con uno strattone, se l’appiglio è saldo, dopo di che, mi lascia lì, confuso ad agognare per un altro contatto fisico.
Non posso credere che sia stato solo uno scherzo, no, la tensione sessuale era reale, da ambo le parti.
Continuo a fissare gli strumenti di tortura fantasticando sui modi in cui lui li potrà usare sul mio corpo. Lo voglio sì, prepotentemente.
Sento la porta riaprirsi dietro di me e i suoi passi, a piedi nudi, riavvicinarsi.
“Pronto a iniziare i giochi?” Sussurra nuovamente al mio orecchio.
Annuisco e lui inizia a spogliarmi, prima sfilandomi scarpe e calze, poi pantaloni e boxer. I suoi polpastrelli continuano a stimolare la mia pelle, mentre fa scivolare la stoffa attorno alle mie gambe. Infine, slaccia i bottoncini della mia camicia, scoprendomi il petto.
É piacevole sentire la superficie fredda e liscia del pavimento sotto le dita dei piedi che si allargano per mantenere quell’unico contatto con il terreno, mentre la maggior parte del mio peso è sostenuto dalla cinghia.
Christian si è allontanato nuovamente, per avvicinarsi alla parete dove sono appesi svariati strumenti da percosse. Con la coda dell’occhio, lo vedo valutare e soppesare quegli accessori, per pescare un semplice frustino da fantino. Sembra soddisfatto della scelta e torna da me, iniziando ad accarezzarmi con l’estremità in pelle. Disegna il perimetro del mio corpo, facendolo passare attorno al mio collo, sul petto e sul viso, per poi scendere alle mie estremità inferiori.
La frustata alla coscia arriva improvvisa, non eccessivamente forte, essendo stata scoccata da vicino. Ci stiamo solo scaldando, ma mi piace.
Il frustino accarezza le mie natiche, per posizionarsi dall’altra parte e colpirmi l’altra coscia, un po’ più violentemente di prima.
“Ah” ansimo.
Anche il suo respiro si è fatto più profondo, quella situazione eccita lui, almeno quanto me.
Non so fin dove è disposto a spingersi, il dossier della ragazza che ha sporto denuncia mi tortura. Finirò anch’io al Pronto Soccorso? La cosa non mi preoccupa più di tanto, ne voglio ancora e glielo chiedo.
Questa volta la punta di cuoio colpisce una mia natica e l’effetto è ancor più piacevole. I brividi di dolore aumentano il desiderio.
É un gioco lento, estenuante, in cui non immagini dove si abbatterà la stoccata successiva. Lui è paziente, mentre io scalpito e mugolo rumorosamente.
Lui non presta troppa attenzione alle mie reazioni, preciso, nello studio delle proprie azioni.
Quando passa la punta di pelle davanti alla mia bocca la afferro con i denti, ma lui non si ferma. Probabilmente ha un piano ben delineato in mente. Solo io ne sono all’oscuro. Quante volte l’ha già fatto?
Con mia somma delusione, mi scioglie i polsi, reggendomi per evitarmi una caduta. Forse è arrivato il momento del sesso, sto scalpitando per sfogarmi, non può non essersene accorto e, nonostante lui indossi un paio di jeans, –Wow, Mr Billionaire con un abbigliamento da discarica-,vedo la sua erezione.
“Non ti scoperò” risponde alla mia domanda mentale. “Non subito, almeno. Sempre se sei disposto a continuare.”
Certo che voglio continuare, sembro uno di quegli animaletti che ondeggiano il capo dai lunotti posteriori delle automobili. Annuisco vigorosamente e lui sorride compiaciuto.
“Sei un alunno diligente, Felix Callejas. Ti applichi!”
Fa passare le mie braccia dietro la schiena e le immobilizza nuovamente, stringendomi la cinghia attorno ai polsi, procurandomi un altro brivido di piacere.
“Così non ti verrà la tentazione di toccarti. Non è ancora arrivato il tuo momento di godere. La pazienza è una cosa fondamentale in queste attività!” Spiega, proprio come un professore a lezione. “Ora, inginocchiati davanti a me. Voglio scoparti quella bocca sensuale. Sembra stata creata appositamente per succhiare.”
Obbedisco, ogni suo ordine risponde a un mio desiderio.
Lo guardo slacciarsi i pantaloni per liberare il suo membro turgido. Lo desidero, è vero, la mia bocca è fatta per accoglierlo e mi lecco istintivamente le labbra, provocando un ghigno sul suo volto.
Afferra rudemente i miei capelli con una mano e con l’altra si aiuta a entrare tra le mie labbra che si chiudono attorno alla pelle tesa e pulsante.
Ci muoviamo allo stesso ritmo, anche se è lui a guidare il gioco. Mi sento scoppiare d’eccitazione e odio avere le mani legate dietro la schiena. Ma è una piacevole agonia. Capisco il suo riferimento all’importanza della pazienza. Procrastinare il piacere è parte integrante del piacere stesso.
Soddisfo le sue aspettative, lo sento eccitato e vedo i suoi lineamenti contorcersi.
Mi riempie la bocca con il suo seme caldo e io ingoio, anche perché continua a chiudermi la bocca.
“Bravo, ragazzo” mi loda in un soffio. “Sono soddisfatto di te.”
Io invece sono confuso, mi chiedo cosa abbia intenzione di fare ora. Continuo a rimanere in attesa di qualcosa di più, per poter finalmente godere appieno della mascolinità che ho appena assaggiato, per sentirla dentro di me in tutto il suo fulgore.
“Ora, è il tuo turno” conviene lui. “Ti sei sottomesso alle mie attenzioni particolari, chiedi quello che vuoi.”
C’è una nota imperiosa nella sua voce, non è un invito il suo, ma un ordine e deduco che non si accontenti di mezze parole. Vuole che io continui a sottomettermi. Ho letto la forma di contratto che sottopone alle sue favorite, è un gioco di ruoli che lui desidera mantenere e, in questa stanza, io sono il suo schiavo.
Sento il suo sguardo severo su di me, devo rispondere, implorarlo di scoparmi e lo faccio, con voce flebile, affannata dal desiderio.
“Ti sembra una richiesta, questa?” Mi rimprovera seriamente. “Tira fuori la voce, richiedi propriamente le attenzioni che desideri. Cosa vuoi, avvocato?”
Incontro gli occhi grigi che si sono fatti scuri come la notte, complice la luce soffusa di quella stanza, ma li riabbasso in una sorta di timore reverenziale. Adoro questo gioco, sento il potere, è condiviso. Lui mi domina, ma parte del gioco sta nelle mie mani. Capisco che, se rispetto le regole, posso ottenere tutto ciò che voglio, almeno qui dentro.
“Voglio che tu mi possieda” dichiaro a voce alta. “Senza freni.”
Pare soddisfatto in parte dalla mia richiesta, forse si aspettava qualcosa di più soft, ma sono abituato a chiamare le cose con i loro nomi e a me piace essere preso con forza.
Mi fa rialzare, tirandomi per un braccio, senza tenerezza, ma nemmeno con violenza. Mi osserva in quella penombra e accarezza il mio petto.
“Sei esile” commenta con voce ovattata, quasi ammirato.
Anche a lui piace la mia struttura fisica, tipico di chi ama prevaricare.
Continua ad accarezzarmi girandomi attorno e libera i miei polsi. Bruciano e pulsano, riprendendo la piena circolazione sanguigna. Mi lascio sfuggire un altro gemito, il dolore mi piace e lui lo sa, lo ha capito perfettamente.
“E sentiamo un po’, Felix, com’è che vuoi essere posseduto?” continua a torturarmi.
A dire il vero, su quello non ho grosse preferenze, credo di aver provato un po’ tutte le posizioni e non ce n’è una che preferisca in particolare. Beh, mi piace stare sopra, ma non credo sia il genere di rapporto che piace a lui.
“Voglio essere sottomesso, completamente” azzardo.
Sì, ora è compiaciuto, rispondo perfettamente alle sue aspettative. Apprendo in fretta e sono ansioso di scoprire ancora di più.
Mi spinge verso un grande letto foderato in pelle rossa, ma non per farmi distendere. Mi preme verso il basso per farmi accovacciare davanti ad esso, con il petto appoggiato sulla superficie imbottita.
Si allontana ancora e anticipo il piacere, capendo che è tornato verso la parete con gli strumenti di tortura.
Questa volta, le mie natiche vengono colpite da una fila di strisce di pelle, prima delicatamente, poi più forte e io faccio uscire l’aria dalla mia bocca con un suono sordo.
Si sta eccitando, lo sento e anch’io sento il desiderio crescere sempre di più.
Smette di frustarmi e si accovaccia su di me, infilandomi tre dita tra le natiche, penetrandomi più profondamente possibile.
“É così che vuoi esser posseduto?” incita, continuando a muovere le dita fuori e dentro al mio ano.
“Sì, lo voglio” urlo.
“Chiedilo” mi sgrida lui, calando violentemente una mano aperta su una delle mie natiche già infiammate.
Non è facile pensare con questa tensione emotiva, anche se i fumi dell’alcol sono ormai spariti. Voglio scopare, cazzo, è stato bello, ma ora:
“Fottimi!” grido con voce più stridula di prima.
“Non dovresti scadere così nella volgarità, ti meriteresti una punizione” continua a giocare, spingendo le sue dita dentro di me. “Ma visto che hai subito docilmente tutte le mie attenzioni particolari, ti accontenterò. Ma non ci andrò leggero!”
“É quello che spero!” Azzardo, ridendo.
É già dentro di me, con forza. Mi apre in due e avanza con affondi secchi, ancora e ancora. Con una mano mi strattona all’indietro i capelli, mentre con l’altra mi atterra.
“É così che ti piace, avvocato?”
“Sì!” sussurro, sentendomi squassato.
“Ti piace venir scopato, usato.”
“Sì, è quello che voglio!”
Più confermo i suoi pensieri, più il suo ritmo si fa sostenuto e mi fa sentire tutto: passione, calore, dolore. Sono esausto e non mi accorgo di essere già venuto, ma lui non se ne dà pena, continua, rallentando leggermente.
Sentire il suo peso sulla mia schiena e il suo fiato corto contro la nuca, mi inebria
Non mi ci vuole molto ad avere un’altra erezione e lui passa una mano tra le mie gambe per coordinarsi con il suo ritmo che ha rallentato al minimo, per prolungare il rapporto.
Lo sento irrigidirsi, mentre un suono gutturale esce dalla sua bocca e poi si accascia su di me, continuando a toccarmi per accompagnarmi verso un’altra eiaculazione.
Ora è inerme, che respira contro le mie scapole, un fiato caldo, piacevole, mentre l’eco dei nostri cuori rimbomba attraverso le casse toraciche sovrapposte, confondendosi.
Rimaniamo un po’ così, per riprenderci da quella passione travolgente.
É lui a riprendere il controllo, alzandosi in piedi e trascinandomi in alto con sé, reggendomi per gli avanbracci. Mi posa con la schiena contro il suo petto, mentre io rimango leggermente raccolto su me stesso, inerme. Sento il suo respiro sul collo, mentre struscia il viso sulla mia pelle.
“Come stai?” Sussurra.
“Bene” bisbiglio.
“Non credo tanto bene” avanza, continuando con le coccole sul mio collo.
É vero, sento la parte inferiore del mio corpo bruciare, fuori e dentro. Ma fa parte del gioco.
“Vieni” mi guida verso la porta contornandomi le spalle. Solo ora mi rendo conto di indossare ancora la camicia, mentre lui è completamente nudo, piacevole da guardare.
Raccoglie i suoi jeans, infilandoseli velocemente e prende in mano anche i miei vestiti.
Mi conduce verso un’altra stanza, un’enorme stanza da bagno dove il bianco fa da padrone. Un’altra esagerazione di questo appartamento e del mondo di quest’uomo indecifrabile, che continua a nascondere il viso nell’incavo del mio collo dedicando attenzioni da innamorato alla mia pelle.
Si stacca un attimo da me, pescando un flacone dall’armadietto dietro uno specchio. Mi spinge nuovamente a terra, sedendosi con me su un tappeto immacolato, come appena comprato. Forse lo è, divago: per l’idea che mi sono fatto su Christian Grey, sarebbe capace di buttare la biancheria della casa, invece di farla lavare.
Mi culla un po’, rigirandomi fra le sue braccia. Non sono ferito o particolarmente dolorante, solo stanco, esanime.
“Girati ancora un po’” richiede con voce più sommessa del solito. Siamo fuori dalla stanza, lui non è più il padrone. Ma rimane comunque un tipo autoritario. Gli piace comandare, fa parte del mantenere il controllo su se stesso e sugli altri, suppongo. “Voglio spalmarti un balsamo lenitivo sulle parti che ho torturato.”
“Una piacevole tortura” sottolineo.
Lui appoggia la fronte contro la mia e sorride, poi, mi spinge fisicamente a seguire le sue direttive per permettergli di dare sollievo alla mia pelle.
“Allora avvocato, pensa di riuscire a svolgere egregiamente questo lavoro, ora che ha tutti gli elementi?” Mormora, con una certa allegria nella voce.
“Penso di poter affermare che la signorina non possa dichiarare di esser stata forzata. Riusciremo ad accordarci con lei.”
“Ottimo” afferma, realmente compiaciuto. “E lei potrà tornare al suo mondo, avvocato Callejas.”
“E lei al suo, signor Grey. Decisamente un bel mondo, meno noioso dell’opulenza di cui adora ammantarsi!” Lo ridicolizzo con una punta di malizia.
“Alle volte, per mantenere l’apparenza, è necessario fingersi noiosi!”
Mi bacia, premendo le labbra sulle mie e ficcando di prepotenza la lingua nella mia bocca. Mi vuole, ancora. Ma stavolta non è desiderio di possedere e sottomettere, è qualcosa di più intimo.
Gli passo le mani dietro la nuca, per mantenerlo contro di me e passo le dita fra i suoi capelli.
Mi appoggia con la schiena contro al tappetto e mi divarica le gambe di scatto.
Si scosta leggermente dalle mie labbra e ci guardiamo con occhi sognanti:
“Ti fa troppo male?”
Non rispondo nemmeno, lo trascino sopra di me, baciandolo a mia volta e incitandolo a entrare dentro di me, un’ultima volta.
Il rapporto non è carico di passione, ma più intimo, con lunghi sguardi negli occhi. Siamo uguali, in questo momento, non più dominatore e sottomesso, ma una coppia che ricerca e dona piacere sullo stesso piano. I nostri respiri e i movimenti sono coordinati ed è meraviglioso mangiarci di baci a vicenda. Siamo affamati di sensualità. Il nostro sfogo è possente, soddisfa ogni senso del corpo, innalzandoci.
Dopo quell’amplesso stellare, lui mi lascia il tempo di ripulirmi e vestirmi. Ho un aspetto devastato ma mi sento appagato dalla serata. Un piacere a cui sarà dura rinunciare.
Esco dalla stanza da bagno e anche lui indossa una camicia sopra i jeans e pure il suo aspetto è disordinato al punto giusto. Sembra più sbarazzino e rilassato, nonostante il nostro tour de force.
Ci fissiamo un’ultima volta per un istante infinito, in silenzio. Decisamente, è un bell’uomo e i suoi gusti sono interessanti, almeno per me. Ma devo prenderla per quel che è stata: l’avventura di una notte, una bella esperienza che ora è finita.
Mi si avvicina, sembra imbarazzato, forse gli addii lo destabilizzano più di una notte di sesso selvaggio.
“C’è nient’altro che possa fare per te?”
Sorrido a quella proposta. Molte cose in realtà, ma nessuna realizzabile. Scuoto il capo.
“Cercherò di dormire un paio d’ore, prima dell’incontro con la tua querelante.”
“Ti consiglio di assumere un antinfiammatorio. Ne hai?” Continua a mostrarsi attento e premuroso.
“Vedrò di trovarlo” assicuro, abbassando lo sguardo e allungando la mano per premere il bottone di chiamata dell’ascensore. Lo guardo ancora una volta in quegli occhi affascinanti, ricordandomi un quesito che avrei voluto porgli fin dal nostro primo incontro.
“Perché non hai richiesto uno dei soci dello studio per trattare questo caso?”
Lo vedo ridere sotto i baffi. In questo momento la tentazione di baciarlo è enorme, ma ho deciso di mantenere le distanze. Amo gli uomini dall’apparenza vulnerabile.
“Ero certo che tu avresti compreso meglio la situazione.”
Sento i muscoli del mio viso tirare, mentre sfoggio un’espressione stupita.
“Non è stato dettato dalla casualità il nostro incontro, dunque!”
Continua a frenare il riso, ma mi guarda nuovamente negli occhi e pure le sue iridi grige stanno ridendo.
“No, avvocato. Ti volevo! Ho richiesto espressamente di te al tuo capo.”
Questa volta sono io a ridacchiare, avrei dovuto immaginarlo, mi conosceva perfettamente ancor prima di ricevermi nel suo ufficio. Scuoto il capo sorridendo:
“Tipico. Immagino le tue doti investigative si siano scatenate alla ricerca dei particolari della mia vita privata.”
“Oh” ritorce lui. “Ti stupiresti di quanto abbia scoperto su di te. Sei una personcina molto interessante, Felix.”
“Sapevi già che avrei apprezzato i tuoi strumenti di piacere?!”
“Hai superato le aspettative!”
Il campanello dell’arrivo al piano dell’ascensore ci fa sobbalzare, si stava ricreando l’alchimia.
“Buonanotte, Christian” mi accomiato protendendomi verso di lui per dargli un ultimo bacio a fior di labbra. “É stato un piacere conoscerti!”
“Il piacere è stato tutto mio, avvocato Callejas” mormora in un soffio, socchiudendo gli occhi.
Mi volto verso l’ascensore per evitare di commuovermi, ma lui mi prende di sorpresa, passando le braccia attorno alla mia vita e trattenendomi ancora un attimo contro il suo corpo, mentre affonda il viso tra i miei capelli.
Nessuno dei due parla. É solo un attimo, un ultimo attimo di intimità, prima che il giogo attorno alla mia vita si sciolga e io entri con un balzo nella cabina dell’ascensore. Non mi volto più, desidero solo tornare alla mia vita e riprendere il controllo. Credo sia stato veramente istruttivo conoscere Christian Grey e farò tesoro degli insegnamenti appresi.
Non riesco a vedere Christian in queste vesti……mi ha fatto stranooooooo😔
Mi dispiace, effettivamente gli M/M non piacciono a tutte. Io li adoro!!!
Wow 🙂
Emozionante e tremendamente eccitante 🙂
Mr Grey riesce ad essere dominante in tutte le salse <3
Complimenti Lily <3 davvero bravissima 🙂
No mi dispiace ma non fà x me ti rispetto rispetto il tuo lavoro ma no grazie questo non è Christian il mio Mr Grey è tutta un’altra cosa 😊😊
Be’ mi fa “strano”leggere di questo Christian. ..carino ma io rimango fedele all’originale. ..ti faccio cmq i miei complimenti
Non mi è piaciuto ….. Mi dispiace…..😢
Anche a me ha fatto strano vedere Christian in queste vesti, ma la storia mi è piaciuta molto…anche se preferisco l’originale!
Molto brava complimenti
Ma decisamente nnon fa per me 😞😞 non riesco proprio ad immaginarlo in queste vesti 😖😖 io preferisco il classico Christian Grey dominatore maniaco del controllo ma così come lo conosciamo dall’inizio 😍😍😍😘😘😘.
Cmq malgrado tutto e interessante vedere quante altre sfumature ci possono essere.
😉😉
Nn si può un uomo alfa al 100 x 100 portarlo sulla altra sponda mi dispiace i suoi gusti singolari li abbiamo amate tutte ma questo nn mi piace brava cm x la fantasia ma se era un fa nn mi applicavo😜
Complimenti a Lily, ma il mio Christian è l’altro.. 🙂
Io sono un po’ la voce fuori dal coro 🙂
Non credo che ci sia molta differenza tra questo Christian e l’originale… È sempre lo stesso maniaco del controllo/stalker che si prende ciò che desidera… L’unica cosa che cambia è l'”oggetto del desiderio” che in questo caso è un uomo… Forse è questa la cosa che “sconvolge” in qualche modo, il fatto che un uomo abbia rapporti con uno del suo stesso sesso non lo rende meno maschio o meno virile a mio parere…
Sarà che ho già letto storie di questo genere, parlo di descrizioni di rapporti omosessuali, per cui non ne sono rimasta turbata, anzi…
Se scrivi altro del genere, fammelo sapere 😉
Rosy concordo con te 🙂 e poi è una fan fiction 😉 baci a tutte e complimenti all’autrice!
Grazie, mi fa piacere che tu abbia colto il senso più profondo. Ho cercato di rispettare il più possibile il carattere del personaggio. Trovi le mie storie M/M su amazon, ma questa è la mia unica fanfiction, per ora.
Wow! Io l’ho trovato davvero fantastico, certo, abituati a leggere di Gray in 50 sfumature ci sembra strano vederlo in altre vesti, nel senso sfogare le sue attenzioni da sadico/maniaco/signore del controllo assoluto, con un uomo, io personalmente lo trovo molto eccitante, ho letto parecchi racconti/libri M/M e li adoro, sanno essere molto dolci, erotici al punto giusto e allo stesso tempo molto virili. Bello il finale, dove c’è dolcezza e intimità, niente volgarità, complimenti. Bravissima!!!! ho apprezzato molto questa versione di Christian, se ne scrivi ancora avvisami, e se mi dici i titoli dei tuoi racconti venduti su Amazon corro a curiosare, magari li ho anche comprati senza sapere che fossero tuoi.
Un bacio
Baroleto
Di M/M ho pubblicato per Lite Editions le serie È amore… composta da 5 ebook e Fashion in 3 ebook.
Grazie dei complimenti!
Non mi è piaciuto lui non è così!! A lui non piacciono gli uomini. Ma cmq ben scritto è descritto brava complimenti
no grazie!preferisco il classico christian
Mi dispiace ma non mi e` piaciuto. Questa versione non va bene per Christian.
Era ovvio che Christian Grey abbia fatto colpo anche su quei uomini…
ma, a dire il vero,questo qua è un altro, non quello della James e della ANITA…
La storia l’ho trovata interessante..ben scritta!mentre leggevo però mi sono dimenticata di chi fosse realmente il protagonista!non riesco ad immaginare christian grey in queste vesti!diciamo che tra tutte le fan fiction lette mancava solo questa!ahahaha..la storia non mi ha “scandalizzata”..dopo aver letto la trilogia spagnola della maxwell e antony di silvia kant,il rapporto tra due uomini non mi fa per niente strano 🙂
I miei complimenti☺
non mi è piaciuto
Io e Rosy siamo decisamente fuori dal coro XD a me è piaciuto tantissimo….anzi se Lily volesse pubblicare qualcosa ancora per me va benissimo!
Io leggerò sicuramente con piacere 😉
Secondo me il problema non è il rapporto M/M anch’io ho letto Antony e dire che l’adoro è poco ma Antony è un gigolò che come dice lui apparte bambini e animali x il resto non si fà problemi quì parliamo di Christian Grey dominatore si ma di donne poi innamorato perso di Ana e x sua stessa ammissione non gli interessano gli uomini . Comunque ben scritta e un ottima fantasia ma no non è il mio Mr Grey 😊
Ricordo che comunque si colloca prima di conoscere Ana. Vero che lui ha sempre sostenuto di non essere interessato agli uomini, ma questa è una possibilità alternativa.
Lily 🙂 a me è piaciuto molto ed è stato molto letto…quindi se ti va di pubblicare altro il mio blog è a tua disposizione 😉
Complimenti per la tua fantasia, un Cristian diverso, alternativo se vogliamo, ma non mi piace in queste vesti!
Sei bravissima , ma preferisco il Cristian originale….
Non mi sembra che abbiate amato particolarmente il tema M/M. Ma è uscito il romanzo con Felix protagonista:http://www.amazon.it/gp/aw/d/B016SPJDDU/ref=mp_s_a_1_16?qid=1445168418&sr=1-16&pi=SY200_QL40&dpPl=1&dpID=51nOnioZScL&ref=plSrch
MA UN CAPITOLO SOLO ??????
Sì, è un racconto breve 🙂 Ma puoi trovare le altre storie di Lily online, dove ha indicato lei stessa 😀