Cinquanta sfumature di Porpora – Capitolo 14 (prima parte)

Carissime,

anche questa settimana, lasciate che vi ringrazi per l’affetto che mi dimostrate attraverso i vostri commenti.

Mi diverte sempre molto conoscere la vostra opinione e interagire con voi. Vi invito dunque a continuare a scrivermi per farmi conoscere il vostro pensiero.

Avete già capito, con il tredicesimo capitolo, che si comincia a fare sul serio. I giochi sono iniziati, mie care, e, come certamente saprete, adoro giocare, soprattutto insieme a tutte voi.

Quindi ho aggiunto, in questo capitolo una piccola regalo musicale per voi. Troverete, nella playlist, “I put a spell on you”, una canzone che certamente conoscete tutte.

La regola è sempre la stesa: troverete un asterisco che vi indicherà dove la musica deve cominciare e dove deve terminare. Leggete tutto seguendo la musica che ho scelto per voi, lasciandovi guidare dalle tracce che vi ho lasciato. Se sarete state diligenti, come mi auguro che siate, la canzone terminerà al secondo asterisco.

Bando agli indugi. Non voglio portarvi via altro tempo. Aspetto ansioso i vostri commenti. Risponderò quanto prima.

Un bacio.

Mr. Black

 

Anastasia

Alzo lo sguardo su Christian. I suoi occhi sono grandi e guardinghi.

«E’ per te.»- sussurra

«Vuoi che lo usi su di te? »- domando, incerta

Mi osserva. La fronte è corrugata. Forse l’ho offeso.

«Voglio che lo usi insieme a me »- mi corregge. Il tono è limpido; ma credo sia pieno di dubbi. La mia reazione deve averlo destabilizzato. Ma non mi aspettavo questo.

“Insieme me.”

Raccolgo il terzo regalo, liberandolo dalla carta velina.

Lo esamino con lo sguardo.

L’impugnatura è salda ma leggera. Il cuoio, nero e lucido, la circonda, intrecciandosi per tutta la sua lunghezza. L’asta è rigida e flessibile allo stesso tempo.

Lo prendo tra le mani, incurvandolo. Christian mi sta fissando in religioso silenzio. Sento il suo sguardo rovente che mi esamina, come io sto facendo con il suo dono.

Uno scudiscio, anch’esso in cuoio nero, luccica all’estremità dell’asta. Credo sia stato lucidato. Lo osservo ancora, fissando l’intreccio dell’impugnatura. All’estremità del manico noto una un’altra linguetta di cuoio, simile allo scudiscio. La prendo tra le mani.

C’è inciso qualcosa. Sono delle cifre stampate. In argento.

A.G.

“Sono le miei iniziali!”

“Dovrebbe essere romantico?”

«Cosa ti aspetti che faccia, Christian? »- domando in un sussurro. Mi faccio coraggio e lo guardo negli occhi. Sembrano sereni, addirittura divertiti.

«Ora dovresti essere tu a decidere, Mrs. Grey »-mi dice, trattenendo un sorriso

“Mi sta prendendo in giro?”

“Oppure mi sta lanciando una sfida?”

Deglutisco. Mi sposto leggermente sulla sedia. Raddrizzo le spalle, cercando di assumere una posizione più autoritaria.

«Allora aspettami nella Stanza dei Giochi. Sarò lì tra poco »-gli dico semplicemente

Resta fermo qualche secondo. Poi si alza e fa come gli ho chiesto.

“Ci siamo davvero, allora. Faremo davvero questa cosa. Insieme.”

Aspetto che Christian lasci il salone.

Respiro profondamente, cercando una calma che, in questo momento, so di non avere.

Esamino ancora i regali di Christian.

La lingerie, le calze, le scarpe, il frustino.

La lingerie, le calze, le scarpe, il frustino.

La lingerie, le calze, le scarpe, il frustino.

Le immagini di quegli oggetti mi turbinano nella mente, come una tempesta di sabbia.

Di scatto, raccolgo tutto e vado nella nostra camera da letto. Christian non c’è.

Forse è già nella Stanza Rossa. In ginocchio. Mentre aspetta. Mentre aspetta me.

Poggio tutto sul nostro letto.

“Cosa stai facendo Anastasia?” – la mia vocina sembra inorridita – “Tu non sei come Elena. ”

Scuoto la testa, cercando di liberarmi da questi pensieri deprimenti.

Christian vuole farlo. E anche io. Saremo solo io e lui. Ad amarci. Nel nostro modo speciale.

Mi spoglio, liberandomi degli abiti da ufficio. Di tutto. Finchè non resto nuda.

Prendo il completo che Christian ha comprato per me. Lo esamino ancora, sfiorandolo con le dita. Sentendo la trama del tessuto sotto la pelle . Poi lo indosso.

Mi siedo e indosso anche le calze e le scarpe. Quando mi alzo dal letto, barcollo leggermente.

“Ha decisamente esagerato con i tacchi”

I capelli mi ricadono sulle spalle, facendomi il solletico.

Vado in bagno. Mi guardo allo specchio. Sono pallida. Come un cadavere. Le mani mi tremano. Sono eccessivamente agitata. Respiro a fondo, cercando di calmarmi. Pizzico le guance con le dita, nel tentativo di ridargli un po’ di colore . Prendo un elastico, raccogliendo i capelli in una coda alta.

Ritorno in camera. Apro l’armadio ed afferro una vestaglia bianca di seta. Lascio che la stoffa mi avvolga. Prendo il frustino, stringendolo nella mano.

Prima che possa ripensarci, mi dirigo nella Stanza Rossa. Sembro una furia.

Come in quel sogno. Come quella mattina .

La porta è semichiusa. La spingo con delicatezza.

Entro e, immediatamente, cerco Christian con lo sguardo.

E’ al centro della camera. In ginocchio. La testa china. Le mani sulle gambe divaricate. E’ sereno. Sembra addirittura divertito.

Mi avvicino al cassettone e ne estraggo la corda rossa e la benda . Le ha usate con me molte volte. Spero che con queste si senta a suo agio. Chiudo il cassetto, accendo il sistema audio ed accedo alla playlist.

Scorro i titoli con il dito alla ricerca di quello giusto. Della canzone che ci ha fatto ballare più volte. La trovo e la seleziono subito.

Le note di I put a spell on you si diffondono nella stanza.

[*]

Vado verso Christian. Quando gli sono di fronte, lascio che la vestaglia scivoli lungo la mia schiena e cada ai miei piedi. Gli sfioro i capelli e li tiro, costringendolo a guardarmi. I suoi occhi cupi, percorrono il mio corpo, fino a fissarsi nei miei.

Nina Simone sta cantando.

“Ti ho fatto un incantesimo. Perché sei mio.”

«Alzati.» – gli ordino, cercando di avere un tono autoritario. Ma la mia voce si incrina.

Christian esegue immediatamente, come se fosse ciò che di più naturale c’è al mondo. Come se non aspettasse altro che obbedirmi. Un sottomesso perfetto.

Ora mi è di fronte. Lo sguardo chino.

«Gurdami.»- gli ordino

Alza di nuovo la testa. Cerco di leggere nel suo sguardo. Vorrei trovarci una rassicurazione che va bene. Che sta bene. Ma i suoi occhi sono impenetrabili, come una rocca inespugnabile .

Lo conduco verso la croce di legno, come ho fatto nel mio sogno. La corda rossa passa negli anelli e intorno ai suoi polsi. Almeno i tacchi si sono rivelati utili. Christian continua a guardarmi. Quando i suoi polsi sono ben assicurati, espira.

Mi avvicino al suo orecchio, sussurrandogli le parole che sento nella stanza.

«Ti ho fatto un incantesimo. »

Prendo la benda e la calo sui suoi occhi divertiti.

Lo bacio. La mie labbra si posano leggere sulle sue. Poi scendono sul mento, sulla mascella forte. La mia bocca segue la linea del suo collo, fino alle clavicole. Gli bacio una delle cicatrici e il centro del petto. Il suo cuore romba all’impazzata sotto le mie labbra.

Continuo a baciarlo lungo la linea dell’addome. Il suo respiro è più affannato ora. Ansima.

Getta indietro la testa mentre un gemito strozzato fuoriesce a fatica dalla gola.

Prendo il frustino.

Con lo scudiscio seguo i suoi lineamenti. La fronte alta, il naso dritto, la bocca scolpita.

Poggio lo scudiscio sulle sue labbra.

«Succhia.»-gli ordino

«Si»- geme.

Le sue labbra si chiudono, leccando il cuoio. Proseguo lungo il collo e sul petto. Con lo scudiscio seguo la linea dell’areola, i pettorali definiti, i muscoli scolpiti dell’addome.

“Sai che ti amo.” – sta cantando la donna. Lo ripete all’impazzata.

Lo colpisco. I capezzoli si induriscono. Lo colpisco ancora. Al petto. E poi all’addome.

Ora sta ansimando. Il suo respiro è affannato. Mi avvicino al suo orecchio.

«Ti ho fatto un incantesimo. Perché sei mio.»- sussurro, mentre la mia mano vaga sul suo addome, fino ad infilarsi nei suoi jeans.

Stringo tra le mani la sua erezione.

«Ti prego. »- geme.

Gli sfilo la benda. Lo guardo negli occhi. Poi lo bacio. Ansima nella mia bocca.

Sembra completamente perso. Vittima di un’ eccitazione inspiegabile.

Lo slego velocemente.

Lo conduco verso il divano Chesterfield. Lo spingo. Christian cade all’indietro, sedendosi contro la pelle.

Poggio la mia scarpa sulla sua gamba. Abbasso la calza, sfilandomela. Mi libero della scarpa. Faccio lo stesso con l’altra.

Salgo sulle sue gambe. Christian mi afferra la coda intrecciandola intorno al braccio mentre gli slaccio i bottoni del jeans, liberando la sua erezione.

L’altra mano, mi scorre lungo la schiena, fino al sedere, lacerando la mia biancheria.

Entra velocemente dentro di me, come se non riuscisse più a trattenersi.

Ansimiamo l’uno nella bocca dell’altra. Inizio a muovermi convulsamente su di lui. Ne ho bisogno.

Continuo a baciarlo, mentre mi possiede furiosamente. I suoi movimenti sono veloci, frenetici, le spinte rapide e inclementi. Non riesce a smettere e nemmeno io .

Dalle viscere sento già montare una sensazione che conosco bene, un’energia che mi consumerà.

«Oh, Christian »- gemo, continuando a muovermi su di lui. Sento le sue mani che mi circondano la vita, che mi sfiorano, ma non riesco a mettere più nulla a fuoco.

Nina Simeone sta cantando ancora.

“Perché sei mio”

Lo guardo negli occhi. Lui è mio.

Sono scossa dal piacere. Ansimo e grido in maniera incoerente, cedendo al mio orgasmo che divampa, possedendo ognuna delle mie fibre.

Crollo su di lui. Il contatto con il suo corpo mi calma. E in pochi istanti mi addormento.

[*]

Quando mi sveglio, sono ancora nella Stanza Rossa.

Christian mi è accanto. Ha un buon profumo. Deve aver fatto la doccia.

«Ciao. » – mormoro

«Come stai? »- mi chiede

«Bene. Tu? »- domando, alzandomi fino a sedermi sul letto

«Io sto bene»- risponde sereno

Lo guardo , cercando di carpire più informazioni. Ho bisogno di sapere come è stato per lui. Come si è sentito.

«Come… come…»- non so nemmeno come chiederglielo, cosa chiedergli.

Christian sembra intercettare i miei dubbi.

«E’ stato… sorprendente. »- mi dice avvicinandosi al mio viso- «Tu sei magnifica, Anastasia.»- sussurra, baciandomi la guancia . Gli sorrido.

Sono sollevata. Era un po’ come una prova per me.

Improvvisamente però, diventa più serio. Mi guarda. Un lampo gli attraversa lo sguardo.

«Tuttavia, Mrs. Grey»- mi dice, avvicinandosi alle mie labbra – «Avrei alcune obiezioni da fare.»

Mr. Black