Il Lord del Maniero – Capitolo 44 (terza parte)
Ricado sulla schiena, provato, spossato dal potente orgasmo. Prima di Ava non avevo mai provato sensazioni simili. Il sesso era sempre stato un puro esercizio meccanico. Un piacere, a volte, ma ripensandoci ora molto raramente. Lo facevo perché dovevo. Perché portava soldi, portava donne, portava clienti. E certo mi piaceva sentirmi un dio, venerato, adorato, ricercato da donne e uomini. Ma il più delle volte avevo raggiunto l’orgasmo solo fisicamente, mentre mentalmente ero lontano anni luce dal Maniero. Semplicemente ero troppo annebbiato dall’alcol per capirci qualcosa. Bevevo, mi annientavo e scopavo. Ora, invece, la lucidità dovuta al fatto di non toccare più alcol mi permette di provare sensazioni sublimi. Sento Ava, sento il suo corpo caldo. Mi godo ogni minima sensazione. E mi ricordo tutto. Ogni cosa, ogni dettaglio. Ricordo tutto nei minimi particolari.
Ansimo rumorosamente e Ava si tira su piano, mettendosi a cavalcioni su di me. Le sue mani scivolano lentamente sul mio petto. Si strofina piano sui miei fianchi e io me la godo con un sorrisetto. Sollevo le braccia, mettendomele dietro la testa e guardandola senza battere ciglio. Le onde dei nostri orgasmi si affievoliscono piano piano e un piacevole torpore si impadronisce di me.
La sua espressione soddisfatta mi rende orgoglioso. Vorrei che momenti come questi durassero un’eternità. Ava resta in silenzio, leggermente pensierosa.
«A cosa pensi?» dico con uno sbuffo quando vedo che non accenna a dire nulla.
«A quanto ti amo» risponde quasi subito con un sorriso e quando le scruto gli occhi capisco che mi ha detto la verità.
Cerco di trattenere un sorrisetto di soddisfazione, ma fallisco miseramente.
«Sono ancora il tuo dio?» domando con arroganza.
«Sempre. E io sono ancora la tua tentatrice?» replica con un sorriso beato, disegnandomi piccoli cerchi sul petto con le mani.
«Certo che lo sei, piccola. Dio, amo il tuo sorriso» le dico con sincerità, guardandola maliziosamente.
Mi fa una piccola e graziosa smorfia, sporgendosi in avanti e pizzicandomi i capezzoli.
«E il bagno, a proposito?» mi chiede, inarcando un sopracciglio.
Con uno scatto balzo su a sedere. Per poco non finiamo testa contro testa.
«Merda! L ’acqua è aperta!» esclamo, rimettendomi in piedi senza mollare la presa su di lei.
Lo sforzo mi provoca una fitta lancinante alla mano ferita. Sibilo per il dolore, ma cerco subito di dissimulare di fronte al suo sguardo perplesso.
«Mettimi giù!» esclama, tentando di divincolarsi da me.
La stringo ancora più forte.
«Mai» sentenzio, dirigendomi in bagno.
L’acqua, per fortuna, non ha riempito ancora la vasca. Mi sporgo verso il rubinetto, continuando a tenere Ava tra le braccia, e lo chiudo.
«Potresti lasciar scorrere l’acqua una settimana e non si riempirebbe comunque»borbotta con tono saccente mentre entro nella vasca e mi abbasso portandola con me.
«Lo so. Ovviamente chi ha progettato tutte queste stronzate italiane non ha alcun riguardo per l’ambiente o la mia impronta ecologica» dico ironico.
«Lo dice uno che ha dodici superbike» replica con uno sbuffo.
Poi si lascia andare al contatto con l’acqua calda. La sento sospirare di pura beatitudine e rilassarsi contro di me. Sono ancora dentro di lei e non ho molta voglia di uscire. Potrei stare così per tutto il resto della mia vita. E non sarebbe tempo sprecato.
Ava mi guarda adorante. Le sue mani mi percorrono ripetutamente e lentamente l’addome, che si contrae sotto le sue carezze. Mi appoggio con la schiena alla vasca e la lascio giocare con il mio corpo. Le sue dita sottili percorrono il mio petto, tracciando segni astratti. Per un momento mi concedo il lusso di pensare che possa davvero durare per sempre. Che io riesca a trattenere Ava con me per tutto il resto della mia vita. Sarebbe di certo una vita che varrebbe la pena di essere vissuta. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Ogni secondo della mia esistenza diviso con questa meravigliosa creatura. Sarebbe un sogno che si realizza. E io devo fare in modo che accada. Devo meritarlo. Devo meritarla.
Le dita di Ava, piccole e leggere, risalgono dal petto al collo e poi al mento, accarezzandolo. Mi sfiorano delicatamente le labbra e io le schiudo, allungando la punta della lingua per sfiorare la sua pelle. La guardo negli occhi e non resisto all’impulso di assaggiarla di nuovo.
La attiro a me e le nostre bocche si fondono per un lunghissimo attimo, concedendoci l’opportunità di testare il nostro sapore a vicenda.
«Amo la tua bocca» mi dice, riempiendomi di piccolissimi baci il profilo del labbro superiore. «Amo il tuo corpo» aggiunge, scivolando con le mani lungo le mie braccia.
La sua lingua trova di nuovo la mia, avida, possessiva.
«E amo anche le tue pazze idee» dice quando si stacca leggermente da me.
Tira fuori la lingua, cercando la mia. La imito e lei inizia a leccarla piano, con delicatezza, accarezzandola e succhiandola. Le sue mani risalgono lungo le mie braccia, le sue dita lasciano dei solchi sulla mia pelle. Entrambe arrivano sulle mie spalle e poi attorno al mio collo. Ava mi afferra la testa e si inarca conto di me, baciandomi di nuovo.
Gemo, completamente innamorato di lei.
«Tu mi fai impazzire, Ava. Solo tu» le sussurro, lasciando scivolare le mani sulla sua schiena fino alla base della nuca. La spingo verso di me, lasciando aderire i nostri corpi ancora uniti. Continuiamo a baciarci, lentamente e con desiderio. La sensazione di pienezza, di completezza mi esalta. Le nostre labbra si fondono in un’unica anima ricolma d’amore e di passione. Ansimiamo leggermente, i nostri corpi si sfregano, si amano proprio come noi.
Ava si ritrae, guardandomi con gli occhi velati.
«Pazzo» dice, mimando la parola con le labbra.
«All’incirca» replico con un sorrisetto, sollevandola dal mio grembo e facendola girare.
Apro le gambe e la faccio sistemare per bene. So che è arrivato il momento di rompere questo idillio perfetto. Ma c’è una cosa che devo dirle e sono certo che non le piacerà.
«Adesso ti lavo» le sussurro all’orecchio.
Prendo la spugna, lasciandole ricadere addosso l’acqua calda. Me ne sto con la guancia appoggiata alla sua testa e sto cercando di prendere coraggio. Faccio un profondo respiro e so, lo so, che devo parlare. Devo tirare fuori la questione.
«Devo parlarti di una cosa» mormoro con apprensione malcelata.
Ava si irrigidisce all’istante, come se percepisse il fatto che la ”cosa” non le piacerà per niente.
«Di cosa?» domanda piano.
«Del Maniero» replico.
Un tremito la percorre. E’ breve, ma riesco a percepirlo lo stesso. E la sua reazione non mi fa ben sperare. Aggrotto la fronte, mordicchiandomi il labbro mentre cerco di trovare le parole adatte con cui introdurre l’argomento.
«La festa per l’anniversario» dico, deglutendo a fatica.
«Quindi?» chiede, fingendo disinteresse con un tono pacato che non è da lei.
«Voglio comunque che tu venga» le dico con un sospiro.
«Non puoi chiedermelo» replica.
E’ calma e la invidio per questo. Io non riesco a dissimulare la mia ansia. Resto in silenzio e lei mi dà un’ulteriore spiegazione.
«Me l’avevi chiesto prima che scoprissi tutto» mi dice, con un pizzico di rabbia.
«Mi ero dato una scadenza per dirtelo» le dico piano, sincero.
«Oh» sussurra, senza aggiungere altro.
Resta in silenzio e io aspetto invano che aggiunga qualcosa.
«Hai intenzione di evitare per sempre il mio posto di lavoro?» le chiedo con sarcasmo, alla fine.
«Magari» ribatte allo stesso modo.
Ora sta davvero esagerando.
«Non fare la stupida, Ava» la rimprovero, tornando a bagnarle la pelle con l’acqua ormai tiepida. «Per favore, puoi pensarci?» le chiedo, sapendo che ordinarle di venire sarebbe uno spreco di tempo oltre che un errore madornale in questo momento.
Trattiene il respiro, in perfetto silenzio. Poi espira piano, esausta.
«Non ti prometto niente, e se pensi di scoparmi per infondermi del buon senso a riguardo, me ne vado» mi dice in tono minaccioso.
Sta facendo la dura. Mi chino verso il suo orecchio, sfregando il naso contro il suo lobo. Premo le gambe contro le sue, intrappolandola.
«Voglio al mio fianco la donna che mi fa battere il cuore» le sussurro piano.
Trattiene il respiro, in silenzio. Sorrido contro la sua spalla, baciandogliela e riprendendo a lavarla. La sento mettere in moto il cervello e so che questa quiete è solo un piccolo momento felice prima di una tempesta.
«Hai parlato con Clive?» domanda.
Mi mordo l’interno della guancia. Sì e no. In fondo non le sto proprio mentendo.
«Di cosa?» prendo tempo.
«Della donna del mistero» dice sarcastica.
«No, Ava, non ho avuto tempo. Ma ti prometto che lo farò. Sono curioso quanto te. Hai fame?» le domando, muovendo la lingua in cerchio sul suo orecchio sensibile.
«Sì» replica lei, sbadigliando. Ma poi torna all’attacco. «Non andrò a dormire fino a che non mi dirai chi è quella donna» mi informa, con tono provocatorio.
«Come faccio a dirtelo se non lo so?» sbotto e in realtà non sto mentendo. Ho un sospetto, ma non sono certo.
«Lo sai» risponde stizzita.
«No, cazzo!» urlo con rabbia.
Ava sobbalza e la sua reazione mi fa sentire un pezzo di merda. La stringo a me, forte.
«Mi dispiace» sussurro contro il suo collo.
«È tutto a posto» replica piano, ma un po’ troppo in fretta per permettermi di crederci sul serio.
Sospiro. Non ne combino una giusta e, per stasera, è meglio non fare altre stronzate.
«La mia bella signora è esausta» mormoro piano, mordicchiandole l’orecchio e accarezzandole le gambe con i piedi. «Ordiniamo qualcosa?»
«Il frigo è pieno, sarebbe uno spreco» replica stanca.
«Be’, hai voglia di cucinare?» domando con sarcasmo.
Resta qualche attimo in silenzio.
«Ordiniamo qualcosa» acconsente alla fine.
Mi sposto, alzandomi dalla vasca e lasciandola a mollo.
«Ci penso io, tu lavati i capelli» le dico, lanciandole un sorriso prima di uscire dalla stanza per recuperare shampoo e balsamo che ho comprato apposta per lei e tornare per portarglielo.
Mi sorride grata e io ricambio, chinandomi a baciarle la fronte.
«Mettiti il pizzo» le ordino prima di scomparire nell’altra stanza, lasciandola da sola godersi un momento di pace prima di immergermi di nuovo dentro di lei.
Dio, potrei morici dentro di lei e non sarebbe davvero mai abbastanza.
Piccolo Lord bugiardo 😍
Ma lo amo lo stesso!
Grazie Anita ❤
Ho iniziato a leggere qst ff solo da poco xke mi incuriosiva e in effetti è stato così…nn vedevo l’ora che arrivasse oggi per leggere il continuo…nn capisco xke nn dc la verità ad Ava ma nn stante ciò credo ke abbia un debole per lui “voglio un dio anke ioooo”😉brava 😘
E’ semplicemente MERAVIGLIOSO! Grazie ANITA.
Ah il mio adorato Lord… Grazie Anita 😚😚😚
Jesse , che mi guardi con il sorriso malandrino….i tuoi bicipiti , e vogliamo parlare degli addominali!!!! Questa foto fa male alla salute, come si fa a non sentirsi sopraffatta da tanta bellezza:P:P:P Anitaaaaaaaa tu sei Jesse, capitolo dolce…..ma devo dire , che come nel libro non approvo , il suo modo di sgattaiolare dalle ovvie e giuste domande di Ava. Ma questa donna del mistero, la conosceremo nella tua ff? Nel libro non mi sembra che, appaia forse sono io che non la ricordo…l’ anniversario del maniero, è capibile che non ci voglia andare Ava, Jesse si è scopato clientela e staf…io roderei dalla gelosia….nella tua ff ci scriverai qualcosina su Sam e Kate? Anita grazie perché ci fai sognare Baci♥♥♥♥♥
Wooowwww bellissimo 😍 😍 😍
Grande capitolo come sempre grazieeeeeee Anita 😙😙😙
Questi due nn riescono a stare senza qui nn è solo JESSE insaziabile ma anke AVA nn skerza mio caro lord vuoi meritarla e metti dicendo ke nn hai parlato con il portire sei irrecuperbile per il momento sapiamo ke AVA ti cambiera ancora di più e il tuo amore per lei ti poetera a essere quello ke vuoi essere per lei.
Cimplimenti bellissimo cap come sempre sei unica e fanrastica nei tuoi lavori. AL PROSSIMO CAP NN VEDO L’ORA IO COME SEMPRE CI SARO PROMESSO
Una bellissima buonanotte😍
Grande anita❤
Quanto amo questa storia e se è possibile dopo ogni tuo capitolo del tuo Jesse la amo ancora di più ……..grazie Anita .
Ma quanto è bello quest’uomo😍😍😍😍 brava Anita….
Uffaaaaaaaaaaaa, divorato tutto in 3 giorni e adesso devo aspettare le prossime come una brava bambina. Come faro? Come lo adoro nella veste presentato da te. Alla prossima.