Dublin Street – Capitolo 5
Due sere dopo la nostra uscita di gruppo chiamai Ellie per darle quella che, non avevo dubbi, per lei sarebbe stata una lieta novella. E infatti non la smise di esultare per tutti e cinque i minuti che mi tenne al telefono, estorcendomi il fatto che sì “mi ero sentito imbarazzato per come si era comportata nei confronti di Joss”.
In realtà il comportamento di Holly era stata solo la scusa per lasciarla. Quando l’avevo conosciuta avevo messo le cose perfettamente in chiaro. La nostra sarebbe stata una relazione esclusivamente fisica, una sorta di messa in scena per la mia vita sociale con ovvi benefici per entrambi a livello sessuale. Lei mi accompagnava agli eventi come mia ragazza, io le compravo quello che desiderava. Entrambi ne ricavavamo sesso soddisfacente senza bisogno di andare a cercarlo altrove.
Le cose erano cambiate quando avevo conosciuto la coinquilina di Ellie. Jocelyn mi era entrata in testa, la desideravo, ancora di più dopo averla vista nuda. Sapevo cosa mi stavo perdendo. E non volevo perdermelo. Sciogliere il mio accordo con Holly era diventata una questione di giorni. E l’occasione si era presentata in seguito a quell’uscita di gruppo.
Non l’avrei mai tradita. Non avrei mai fatto a qualcuno quello che era stato fatto a me. Ma desideravo Jocelyn, non potevo fare nulla se non troncare la mia attuale relazione per cercare di avere lei.
Ellie mi richiamò il giorno seguente per chiedermi se ci fossi stato alla cena di domenica a casa di sua madre. Le dissi che non ne ero sicuro, ma si premurò di informarmi che ci sarebbe stata anche Jocelyn. Il che, ovviamente mi fece subito cambiare idea.
<<Sai, credo proprio che Jocelyn sia un tipo a posto tutto sommato>> mi prese in giro scherzosamente, alludendo alla mia avversità iniziale per la sua coinquilina.
<<Certo, se si esclude che gira per casa nuda>> ribattei scherzosamente.
<<Non mi pare ti sia dispiaciuto>> mi provocò la mia sorellina.
<<Non ho la più pallida idea di cosa tu stia parlando>> risposi fingendo noncuranza.
<<Già, siete proprio due cocciuti voi due>> rispose con un sospiro.
Capii immediatamente cosa si era messa in testa.
<<Els, non iniziare a giocare a Cupido. Devi smetterla di guardare Emma>> la rimproverai scherzosamente.
In realtà sapevo che avrei potuto sfruttare questa sua tendenza a mio favore con Jocelyn. Era testarda, certo, ma avere un’alleata come Ellie poteva essere un bene.
<<Jane Austen ha molto da insegnare a noi tutti, Braden>> mi rispose divertita.
Quando arrivai dai Nichols, quella domenica, m accolsero Declan e Hannah, come sempre. Avevo portato un regalo per entrambi. Non erano i miei fratelli e Elodie non era mia madre. Ma i Nichols erano l’unica famiglia che avevo, erano la famiglia di mia sorella e mi volevano bene come un figlio. Forse più di quanto mi avesse voluto bene mio padre.
Entrai nel corridoio al fianco di Hannah per raggiungere il salone, preceduto da Declan.
«Papà, guarda cosa mi ha portato Braden!» urlò il bimbo di dieci anni, mostrando a suo padre il suo nuovo Nintendo DS e i due videogames che gli avevo portato. Lui li osservò con un sorriso.
«Era quello che volevi?» chiese.
«Sì, l’ultimo modello»
Clark alzò lo sguardo su di me, schioccando la lingua con finta disapprovazione.
«Il suo compleanno sarà solo la prossima settimana. Tu lo riempi di vizi» mi rimproverò.
Poggiai una mano sulla spalla di Hannah. Evitai di guardarla subito, ma fui immediatamente consapevole della presenza di Jocelyn in quella stanza.
«Lo so» risposi. «Ma non volevo passare un’altra domenica a farmi fare una testa così da Dec su questa cavolo di console.» risposi, mentre il piccoletto ridacchiava.
«Guarda cos’ho io!» esclamò Hannah, sollevando la sua card.
Clark cercò di osservare meglio.
«Che cos’è?» chiese alla fine, arrendendosi.
«Un buono regalo gigantesco per la libreria.»
«Bello.»
Els sorrise a sua sorella, tendendole il braccio.
«E cosa pensi di comprarti?» chiese.
Hannah la raggiunse immediatamente, buttandosi accanto a lei sul divano.
«C’è una nuova saga sui vampiri che vorrei prendere.»
Mi avvicinai lentamente, raggiungendo il retro del divano dove Jocelyn era seduta accanto ad Ellie. Era splendida. Indossava gli shorts che aveva addosso il giorno che ci eravamo incontrati in taxi e una canotta verde. C’era una marea di pelle in mostra. E io conoscevo bene anche quella che era coperta. Stare con lei nella stessa stanza era una sfida costante a non eccitarmi. E io la stavo decisamente perdendo.
«Hannah è un topo di biblioteca» le spiegai.
Lei si voltò, lanciandomi una lunga occhiata. Sembrò apprezzare la mia tenuta casual, jeans e maglietta, quasi quanto aveva apprezzato il mio abito quel giorno in taxi. Le piacevo, decisamente. Ma avevo come l’impressione che non avrei avuto la meglio subito, ma avrei dovuto sudarmi il fatto di riuscire a conquistarla.
Le sorrisi cordialmente, anche se la mia voce era un po’ troppo roca. Lei ricambiò il sorriso.
«Capisco.» sussurrò, distogliendo lo sguardo.
«Avete ringraziato Braden?» domandò Clark ai figli.
I due bambini mormorarono un sì, tutti presi dai loro doni.
«Hannah, Dec, lei è la mia coinquilina Joss» la presentò Ellie.
Jocelyn sorrise ad entrambi.
«Ciao.» la salutò Hannah con un piccolo cenno della mano.
«Ciao» replicò lei con una dolcezza che non le avevo mai visto dipinta sul volto.
«Ti piace il Nintendo?» le chiede Declan, fissandola in attesa di decidere se includerla o meno nella sua cerchia di amici.
«Oh, sì. Io e Mario siamo amici di vecchia data.» le rispose lei.
Dec le sorrise sfrontato.
«Hai un bell’accento.» sentenziò.
«Anche tu.» replicò lei, sorridendo.
Clark diede un buffetto in testa al piccoletto.
«Ehi, togli l’audio, per favore.» disse e lui obbedì all’istante.
La mia attenzione, nuovamente focalizzata su Jocelyn, venne attirata da un’esclamazione alle mie spalle.
«Braden!»
Elodie, la madre di mia sorella, ci raggiunse in salotto.
«Non ti ho sentito entrare.» mi disse mentre la abbracciavo. «Clark ti ha offerto qualcosa da bere?» chiese premurosa.
«No, ma prendo io qualcosa.» risposi.
«Oh, no, ci penso io.» disse Clark, alzandosi. «Birra?»
«Sì, grazie, buona idea.» replicai con un sorriso.
«Siediti.» mi disse Elodie, mentre suo marito usciva dalla stanza, spingendomi sulla poltrona alla destra di Jocelyn.
Poi si sedette sul bracciolo, scostandomi i capelli dalla fronte. Mi piaceva quel gesto. Lo faceva sempre, da quando ero un ragazzo.
«Come stai? Ho saputo che tu e Holly vi siete lasciati.» disse poi, guardandomi con aria preoccupata.
Le presi la mano e le baciai piano le nocche, rassicurandola.
«Sto bene, Elodie. Era soltanto arrivato il momento, tutto qui.» dissi in tono sbrigativo.
«Mmh» mormorò perplessa. Poi, come ricordandosi all’improvviso di avere ospiti, si voltò verso Jocelyn. «Hai già conosciuto Joss, vero?» chiese.
Annuii piano, trattenendo un sorriso.
«Sì, io e Jocelyn ci siamo conosciuti.» le dissi, insistendo a chiamarla con il suo nome completo.
Clark tornò nella stanza, portando con sé le birre. Iniziammo a conversare e quando Elodie chiese a Jocelyn della sua famiglia, notai ancora una volta Ellie andare in suo soccorso e sviare le domande. Io e Jocelyn scambiammo qualche battuta e cercai di mantenere fede alla mia promessa di non farla sentire a disagio.
Ben presto ci spostammo in sala da pranzo, sedendoci attorno al tavolo. Elodie ci servì. Ero seduto di fronte a Jocelyn, un modo come un altro per osservarla. E questo fu un bene perché riuscii a notare il suo cambiamento quando, dopo aver preso la salsiera, si perse in un altro mondo. Gli occhi da grigi divennero vitrei, assenti. Il petto iniziò a sollevarsi ed abbassarsi rapidamente. Posò la salsiera, in evidente difficoltà. La sua carnagione olivastra era diventata bianca, sembrava un cadavere. Aprì la bocca per incamerare aria, ma non ci riuscì.
«Jocelyn?» chiesi allarmato.
Il movimento repentino dei suoi occhi mi fece capire che mi aveva sentito. Continuò a fare respiri brevi, insufficienti. Lasciai cadere la forchetta con un tonfo, sporgendomi sul tavolo verso di lei.
«Jocelyn?» chiesi di nuovo.
Era bianca come un foglio di carta e non parlava.
«Jocelyn… Maledizione» mormorai, allontanandomi dal tavolo per raggiungerla.
In quel momento, però, lei scattò in piedi e sollevò le mani per fermarmi. Poi si voltò, uscendo di colpo dalla stanza. Ellie mi guardò allarmata, alzandosi, ma le feci cenno di restare dov’era. Mi incamminai nel corridoio, scorgendo la porta del bagno che si richiudeva. Le lasciai appena pochi attimi di tregua. Poi decisi di intervenire.
«Jocelyn?» chiesi da dietro la porta.
Non ebbi risposta e iniziai a preoccuparmi sul serio. Senza aspettare oltre, aprii la porta del bagno. Jocelyn si era abbandonata accanto alla finestra aperta. I nostri occhi si incontrarono e rimasero incatenati per un po’. Era palesemente imbarazzata e cercai di metterla a suo agio.
Chiusi la porta del bagno e mi avvicinai, sollevato dal fatto che non mi respingesse. Mi accovacciai, facendo in modo che i miei occhi si trovassero alla stessa altezza dei suoi. La vidi scrutarmi, in attesa. Feci lo stesso, in silenzio.
«Stai meglio?» le chiesi dolcemente alla fine.
Jocelyn aggrottò la fronte.
«Sì.» rispose piano.
Piegai la testa, osservando la sua espressione. Di certo si stava chiedendo come mai non le avevo chiesto cosa fosse appena successo. Ma non ero stupido. Sapevo che aveva avuto un attacco di panico. E avevo capito che, in qualche modo, tutta la faccenda riguardava i suoi genitori.
«Non sei tenuta a parlarmene.» le dissi.
Lei mi sorrise tristemente.
«Penseresti soltanto che sono una pazza furiosa.» disse piano.
Le sorrisi a mia volta.
«Questo lo sapevo già.»
Mi alzai e le tesi la mano.
«Coraggio.» dissi.
Mi scrutò con diffidenza, senza afferrarla.
«Credo che forse dovrei andarmene e basta.» disse.
«E io credo che dovresti mangiare qualcosa di buono con dei buoni amici.» replicai.
Jocelyn sospirò piano. Alla fine si decise a prendere la mano che ostinatamente le stavo ancora porgendo.
L’aiutai a rimettersi in piedi e la osservai sistemarsi la canottiera.
«Cosa dirò?» chiese titubante.
«Niente» la rassicurai. «Non devi dare spiegazioni a nessuno.» aggiunsi con un sorriso incoraggiante.
«Okay.»
Fece un profondo respiro e mi seguì fuori dal bagno. Continuai a tenerla per mano, con fare protettivo, fino a quando raggiungemmo la sala da pranzo. Gli occhi di tutti, in particolare quelli di Ellie, erano puntati su di noi.
«Tutto bene, tesoro?» chiese Elodie.
«Una leggera insolazione.» risposi io, rassicurandola con un gesto della mano. «È stata troppo sotto il sole stamattina.»
Ellie mi guardò. Sapevamo entrambi che non era vero, ma nessuno avrebbe fatto ulteriori domande.
«Ah.» replicò Elodie. «Spero che almeno avessi messo la crema protettiva.»
Jocelyn annuì, accomodandosi al suo posto.
«Ho solo dimenticato di mettere un cappello.» disse piano.
Il silenzio che era calato sul tavolo si spezzò e la conversazione riprese piano. Jocelyn evitò di guardare mia sorella. Ma i suoi occhi grigi, dopo qualche attimo, cercarono di nuovo i miei. Mi rivolse un sorriso riconoscente, grato, facendomi gonfiare il petto di orgoglio.
Mmmmmm ma che bello il ragazzo della foto 😀 ….. ma cosa nasconde Jocelyn? Accidenti, deve essere passato molto doloroso. Cmq, penso che si piacciono piacciono molto. Grazie Anita ♥ 😀 😛
Jocelyn mi incuriosisce sempre di più ke cosa nasconde?Brendan avrà un po’di speranza? Ki lo sa mo tocca aspettare grazie
Bellissimo. Mi piace davvero moltissimo anche questa storia. Grazie Anita 😍😍😍
Capitolo fantastico😍
Grazie Anita ❤
Io credo ke BRADEN faccia molto bene a JOSS e vicersa nn so xkè ma credo ke l’uno è la cura dell’altro.
Infatti è stato lui ke ha capito subito lo stato d’animo di JOSS.
CAP BELLISSIMO AL PROSSIMO CON BRADEN IO CM SEMPRE CI SARÒ
VADO DA GHIDEON CIAO
La storia diventa sempre più interessante mi piace molto GRAZIE ANITA 💐 💐 💐 LORY
Brava, Bravissima! Questa storia mi intriga sempre più e Braden ha sostituito (momentaneamente) Christian nei miei deliri…..vedremo, vedremo…..ti prego, presto!!!
Il week end scorso ho riletto Sei bellissima stasera… che meraviglia!!
Ora sono ancor più intrigata a seguire il pov di Braden .
Bravissima Anita , hai fatto centro pure qua… non che avessi dei dubbi 😉 🙂