Cinquanta sfumature di Mr Grey – Capitolo 90 (prima parte)
Afferro la giacca dalla spalliera del divano, mentre continuo a parlare con Ros al cellulare. Ana è in camera a finire di prepararsi e l’orologio mi dice che siamo almeno di dieci minuti in ritardo. Anche perché abbiamo passato dieci minuti di troppo nella doccia del nostro bagno. Dopo le feste siamo tornati all’Escala e ci spostiamo nella nuova casa solo nei weekend. Ana ha bisogno di tranquillità e poi le piace vagabondare nel nostro enorme prato e trovare un angolino per leggere in santa pace. Sorrido al pensiero, salutando distrattamente Ros e avviandomi verso la nostra camera da letto.
<<Anastasia, sei pronta?>> chiedo nel corridoio.
Ma non ricevo nessuna risposta. Entro in camera, trovandola vuota. Mi infilo nella cabina armadio, sbirciando all’interno. Ma Ana non c’è. Dove diavolo si è ficcata?
<<Ana, siamo in ritardo>> dico ad alta voce, avvicinandomi alla porta del bagno, che è chiusa.
Nessuna risposta. Ovviamente so che è qui dentro. L’avrei sicuramente vista se fosse uscita dalla camera. Aggrotto la fronte, preoccupato. Poi busso piano alla porta.
<<Ana?>>
Niente. Nessuna risposta. Busso più forte.
<<Anastasia, sei lì dentro?>> domando.
Poggio l’orecchio all’uscio e il mio cuore improvvisamente manca un battito. Un singhiozzo sommesso, poi un altro. Senza preoccuparmi di avvisarla, spalanco la porta del bagno. Ana è seduta sul pavimento, completamente sconvolta.
<<Piccola, cosa…>> ma mi blocco subito.
Il terrore si impadronisce di me quando noto la sua mano sporca di sangue. Un rivolo sottile color cremisi le scivola lungo la gamba.
<<Cristo!>> impreco, chinandomi e prendendola tra le braccia.
Lei piange, più forte, mentre io la porto fuori dal bagno. Le mani mi tremano e, improvvisamente mi sento debole. Impotente.
<<Taylor!>> urlo dal corridoio.
Jason si materializza nel salone quasi subito. E non c’è bisogno di spiegazioni. Quando i suoi occhi si posano su Ana, si avvia immediatamente alla porta, apre l’ascensore e mi lascia entrare, seguendomi subito dopo. La tensione è tangibile nell’aria. Bacio la testa di Anastasia, sussurrandole di stare calma, che risolveremo tutto. Ma poi i miei occhi scivolano sulla macchia di sangue sulla sua gonna.
Non so se risolveremo tutto. Non ho il controllo su questo. Tutte le mie paure più insite nei confronti di questa gravidanza sono appena diventate realtà. Quando le porte dell’ascensore si aprono, ci fiondiamo verso il Suv. Taylor mi tiene aperta la portiera posteriore, lasciandomi entrare insieme con Ana. Chiude lo sportello e si precipita al posto di guida.
Io non riesco a smettere di accarezzare la testa ad Anastasia, che piange ancora a dirotto. Indistintamente, tra i suoi singulti e i miei sussurri, sento Taylor chiamare qualcuno. Non riesco a capire di chi si tratta. Non riesco a concentrarmi su niente. La mia attenzione è focalizzata sul sangue e sulla disperazione di mia moglie.
<<Shh, piccola. Andrà tutto bene>> le dico, baciandole la fronte e cullandola tra le braccia.
<<Mi dispiace. Mi dispiace così tanto>> dice tra le lacrime, aggrappandosi alla mia camicia bianca, sporca di sangue oramai. <<Io…io non riuscivo a chiamarti..io…>>
<<Calmati, Ana>> mormoro, stringendola più forte. <<Andrà tutto bene>>
Il mio sussurro aleggia tra di noi. Forse nessuno dei due ci crede fino in fondo. Ma entrambi ci speriamo. E tanto.
<<Hai dolori?>> le chiedo, mentre Taylor parcheggia davanti al pronto soccorso.
Lei tira su col naso, facendo un segno di diniego con il capo. Annuisco brevemente. Scendendo quando la portiera si apre.
<<Ho chiamato la dottoressa Trevelyan>> mi informa Jason. <<C’è una barella pronta per Mrs Grey all’ingresso>>
Gli rivolgo uno sguardo colmo di gratitudine.
Il personale medico si avvicina non appena metto piede nell’ingresso del pronto soccorso. Ana mi viene tolta dalle mani e fatta distendere su una barella. La seguo da vicino, fino a quando non la fanno entrare in reparto. Mi viene detto di aspettare in sala d’aspetto e sto per protestare quando mi sento chiamare.
<<Christian!>>
Mia madre, nel suo camice bianco, si avvicina a passo svelto.
<<Mamma, ho bisogno di stare con Ana>> esclamo, disperato.
Lei mi guarda comprensiva.
<<Devono farle degli accertamenti. Ti farò compagnia mentre aspettiamo l’esito>>
L’infermiera alla reception mi passa il modulo da compilare.
<<Cos’è accaduto?>> domanda, facendomi strada verso la saletta quando ho finito di scrivere le generalità di Ana.
La seguo controvoglia.
<<Si stava preparando per andare a lavoro. Ho visto che non usciva dalla camera e sono andata a cercarla>> sussurro, chiudendo gli occhi. <<L’ho trovata sul pavimento del bagno, la mano e la gamba insanguinata>> dico piano.
La mano di mia madre stringe la mia.
<<Christian, non pensare subito al peggio. Alcune donne hanno perdite ematiche durante la gravidanza. Di che colore era il sangue?>> si informa.
Mi concentro, ripensando alla chiazza scura sulla sua mano.
<<Molto scuro, quasi marrone>> mormoro.
Lei annuisce.
<<Questo non è un cattivo segno. Aveva dolori?>>
Scuoto la testa, facendo segno di no.
<<Ok, aspettami qui. Vado a controllare la situazione>> mi dice, con un sorriso rassicurante.
Che però non mi rassicura affatto.
Si alza e sulla soglia incontra Taylor. Si salutano educatamente, poi Jason si avvicina a me.
<<Mr Grey, ho avvisato gli uffici della GEH e della Grey Publishing. Ci sono novità?>> chiede.
Mi alzo dal divanetto, passandomi una mano tra i capelli.
<<No>> sussurro, mentre il peso di tutta la situazione inizia a premere forte sul mio petto come un macigno.
Sento i suoi passi e poco dopo, quando mi volto, lo osservo sulla soglia della saletta d’attesa. I miei occhi, tuttavia, vengono attirati dal mio riflesso nella porta a vetri. Sulla camicia ho delle strisce di sangue, lasciate dalle dita di Ana. Quell’immagine mi colpisce come un pugno nello stomaco. La mia espressione angosciata mi rende quasi un demone, macchiato di sangue innocente. Il sangue della mia bellissima moglie, di mio figlio ancora non nato. E’ questa la punizione per i miei peccati? No. Sarebbe troppo crudele anche per un mostro della mia specie.
Mi passo una mano sulla bocca, sul mento. Mi tiro i capelli quasi fino a farmi male. Poi torno alla reception.
<<Ho bisogno di vedere mia moglie>> dico all’infermiera.
Lei mi fissa comprensiva.
<<La stanno visitando, non può entrare>> mi dice.
Serro le labbra, stringendo forte la mascella.
<<Devo vedere mia moglie>> sibilo, furioso.
<<Mi dispiace, ma le ri…>>
Sbatto il palmo della mano sul bancone che ci separa e la poverina sussulta, lanciando un’occhiata all’uscita dove staziona la guardia di sicurezza. L’uomo di colore, si avvicina a noi due, tenendo una mano sulla fondina.
<<Fatemi vedere mia moglie>> torno a ripetere.
La guardia aumenta il passo, ma Taylor si mette in mezzo tra me e lui.
<<Mr Grey, la prego>> mi dice.
<<Cristo santo, Jason!>> urlo, facendo girare tutti. <<Voglio vedere mia moglie!>>
La guardia di sicurezza fa per aprire bocca, di centro con l’intenzione di cacciarmi dall’ospedale.
<<E’ mio figlio, vi prego di scusarlo>>
Di nuovo la voce di mia madre mi salva. Mi volto, fissando il suo viso corrucciato. Il cuore mi si ferma di nuovo, per un tempo che sembra interminabile. La guardia si rilassa e così Taylor. L’infermiera sembra terrorizzata. Mia madre mi fa cenno di seguirla nel reparto. La raggiungo di corsa.
<<Dov’è Ana? Sta bene?>> chiedo, con un groppo in gola.
Lei sorride e annuisce.
<<E’ tutto a posto, Christian. Ana sta bene e il bambino anche. Tra qualche minuto potrai vederla>> dice felice.
Abbraccio mia madre, la stringo forte a me. Il sollievo è talmente forte, talmente intenso, che quasi mi cedono le ginocchia.
La mia Ana. Il mio bambino.
Sono salvi.
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