Crossfire – Capitolo 50
Non smisi di guardare le gambe tornite di Eva per tutto il tragitto dal centro città a Brooklyn. Stavamo andando a prendere Shawna per andare al concerto, ma avrei preferito di gran lunga prendere Eva sul sedile della limousine, sollevarle quella gonna cortissima di pelle nera e lasciare che i suoi tacchi rosso ciliegia mi graffiassero le spalle.
Quando scese per salutare la sua amica, la seguii, dando precise indicazioni a Angus. Quando mi voltai, Eva mi fissò come intontita. Mi piaceva farle quell’effetto, compensava un po’ lo stordimento che sentivo io quando la osservavo. La vidi confabulare con la sua amica e i suoi occhi mi dissero che stava rivendicando il possesso su di me. Aggirai la limousine, salutai Shawna e poi la lasciai salire in auto. Quando Eva si accinse a fare lo stesso, infilai la mano sotto la sua gonna e le strizzai il sedere premendomi contro la sua schiena. Le mie labbra raggiunsero il suo orecchio.
«Accertati che io sia dietro di te quando ti pieghi, angelo, oppure sculaccerò questo delizioso culetto» le dissi con voce eccitata. Eva si voltò piano verso di me, strusciando la guancia contro la mia. «Il mio ciclo è finito» mi annunciò. Gemetti, eccitandomi all’istante e pizzicandole il fianco. «Perché non me l’hai detto prima?» ringhiai. «Piacere rinviato, asso» disse con una smorfia divertita, scoppiando a ridere quando imprecai tra me e me.
Lungo la strada verso il Tableu One, il ristorante di Arnoldo, stappammo una bottiglia dello champagne. Eva era eccitata e l’avrei portata ad un livello di eccitazione ancora più alto entro fine serata. «Doug ha cercato di portarmi in questo locale prima di partire, ma c’era una lista d’attesa di due mesi. Ci si può mettere in coda fuori, ma possono
passare ore e non c’è la garanzia di trovare posto a sedere» disse Shawna, sbirciando fuori dal finestrino. La portiera si aprì e Angus la aiutò a scendere. Poi tese la mano a Eva e io la seguii fuori. Entrammo immediatamente e Eva fu sorpresa di sapere che possedessi il posto in comproprietà.
«Il tuo amico ci raggiungerà per cena?» chiese. «È già qui.» le dissi, indicando Arnoldo con il mento. Stava in posa con due donne per una foto. Succedeva spesso. Lo vidi sorridere e poi farmi un cenno, avvicinandosi. «Oh, mio Dio!» sentii esclamare a Shawna. «Quello è Arnoldo Ricci! È il proprietario di questo posto. E conduce un programma su un canale di cucina!». Strinsi la mano al mio amico, che mi salutò cordialmente. «Arnoldo, questa è la mia fidanzata, Eva Tramell.» gli dissi. Eva tese la mano e Arnoldo la attirò a sé, baciandola sulla bocca. Scossi la testa, sentendo il sangue ribollirmi dentro. «Sta’ alla larga» sbottai, tirandomi Eva dietro le spalle.
Arnoldo sorrise, poi rivolse la sua attenzione a Shawna. «E chi è questa visione?» chiese, baciando la mano della ragazza che stava letteralmente sbavando per lui. «Shawna, lui sarà il tuo accompagnatore, Arnoldo Ricci. Sempre che riesca a sopravvivere alla cena» replicai divertito. «Arnoldo, questa è Shawna Ellison.»
«Il mio fidanzato è un tuo grande fan. E lo sono anch’io. Una volta ha fatto le lasagne con la tua ricetta e sono venute da urlo» esordì lei. Arnoldo sembrò compiaciuto. «Gideon mi ha detto che il tuo uomo adesso è in Sicilia. Spero che tu abbia il tempo di andare a trovarlo». Sentii immediatamente l’occhiata curiosa di Eva attraversarmi da parte a parte. Non mi aveva dato quella informazione, non mi aveva dato nessuna informazione per essere precisi. Ma con quel folle di Barker in giro io e la sua famiglia non potevamo lasciare nulla al caso. Restai immobile, sorridendole compiaciuto, e lei scosse la testa con disappunto. Rassegnato, sì. Ma pur sempre disappunto.
Arnoldo aveva fatto preparare per noi una fantastica cena. Quando arrivammo al dolce lo vidi sorridere di fronte al modo in cui Eva sembrava fare l’amore con quel fottuto zabaione. «Bellissima» disse in italiano. «È sempre una gioia vedere una donna con un sano appetito». Eva arrossì e io rivendicai ancora una volta il mio possesso su di lei, cingendo con il braccio lo schienale della sua sedia e accarezzandole i capelli. Sorseggiai il vino, guardandola e immaginando di succhiare il suo nettare. I suoi occhi divennero grandi e inspirò con lentezza, inebriata dal desiderio esattamente come me. Non mi sorprese il suo allungare la mano sotto al tavolo e quando le sue dita raggiunsero il mio membro, questo si indurì all’istante. Eva me lo strinse attraverso i jeans e io rimasi impassibile. La mia reazione accese il suo desiderio di sfida e iniziò ad accarezzarmi piano, languidamente, cercando di portarmi a reagire. La sentii raggiungere il primo bottone dei jeans e cercare di liberarlo. Bevvi con calma, continuando a conversare con Arnoldo. Sempre con calma, le strinsi il polso con forza, portandomi la sua mano alle labbra e baciandola piano. Eva sussultò al mio fianco e Arnoldo sorrise, intuendo il perché. «Ti ha catturato il cuore» disse in italiano perfetto. Sorrisi. «Sì, e stava cercando di catturare ben altro qui sotto» replicai nella stessa lingua. Arnoldo scoppiò a ridere di gusto e Eva si mosse sulla sedia. Guardai il piatto vuoto davanti a lei e poi le sorrisi. «Possiamo andare?». «Oh, sì.» disse con voce roca.
«Questi ragazzi sono forti!» Shawna si dimenò sulle note suonate dalla band di supporto. Le ragazze erano volute arrivare fin davanti le transenne e io avevo avvolto Eva per evitare di fare a pugni con il mondo. Mi piaceva lì, intrappolata tra il mio corpo che la desiderava e il metallo freddo delle transenne, circondata da gente che saltava e sudava. Arnoldo aveva fatto la stessa cosa per Shawna, tenendola al riparo dall’orda di maschi eccitati, senza però avere tutto il desiderio sessuale che provavo io nei confronti di Eva. Saremmo andati via stasera stessa, non potevo tollerare di non averla per me. Era un’eternità che non le entravo dentro a dovere.
«Anche questa band è sotto contratto con la Vidal?» mi chiese Eva, sorridendomi. «No, ma mi piace.». Il suo sorriso divenne più ampio, poi si voltò, sollevando le braccia in alto e iniziando ad urlare. Ballò contro di me, lasciandosi trasportare dalla musica e dal ritmo. E quando la band terminò per lasciare posto ai Six-Ninths, Eva mi allacciò le braccia al collo, baciandomi con voracità. Risposi con tutto il corpo a quel bacio, sollevandola e lasciando che allacciasse le gambe ai miei fianchi. Mi premetti contro di lei, strusciandomi contro la pelle delle sue gambe e lei fece lo stesso, ondeggiando sulla mia erezione. Intorno a noi ero consapevole dei fischi e delle battute volgari, ma le stavo dando quello che voleva. Lo avrei fatto anche in una fottuta chiesa. La volevo, la desideravo, bramavo il suo corpo. Le strinsi il sedere, coperto da quel ridicolo pezzo di stoffa, premendola di più contro di me. Le afferrai con forza i capelli, tenendola ferma mentre le saccheggiavo la bocca con forza. Gliela scopai, come avrei fatto più tardi con il mio cazzo. Eva non si sottrasse, baciandomi con la stessa intensità, gemendo mentre le succhiavo la lingua.
«Mi stai facendo venire» le dissi a denti stretti sulla bocca, mordendole il labbro inferiore, staccandomi solo quando la band prese a suonare. Eva aprì lentamente gli occhi, osservando stralunata la folla dietro di noi. Ansimò, a corto di fiato, sciogliendo le sue gambe dalla presa sui miei fianchi e lasciandosi rimettere giù. Coprii il suo corpo con il mio quando si voltò, tesa. La band andava avanti sul palco e a poco a poco ripresi a respirare. Poggiai le labbra contro l’orecchio di Eva. «Bravi, vero?» le chiesi, stringendola a me e muovendomi al ritmo della musica. Non riuscivo a placare la mia fame di lei. La vidi chiudere gli occhi e abbandonarsi a quella sensazione, lasciandosi trasportare dal ritmo. Ci volle poco per riprendere da dove avevamo appena interrotto. Eva mi prese la mano con cui le stringevo la vita e me la spostò in basso. Il mio pene si tese oltremodo.
«Eva.» sibilai. La mia piccola esibizionista mi voleva. Qui e ora. E io l’avrei accontentata. Le mie dita si strinsero attorno alla sua coscia, imprimendosi nella sua carne. «Apri le gambe.» le ordinai. Eva appoggiò il piede sulla transenna e si lasciò andare contro di me, poggiando la testa sulla mia spalla. Le infilai la mano sotto la gonna, leccandole l’orecchio e ansimando. Mi sfuggì un gemito nel trovarla così bagnata. Strofinai le dita contro le sue mutandine e lei si mosse di conseguenza, ondeggiando contro la mia mano. Il suo sedere strusciò ripetutamente contro la mia erezione. Il suo corpo si irrigidì, pronto a venire. «Ecco qui, angelo.» le sussurrai, scostando la stoffa e penetrandola con le dita. «Scoperò questa bella fichetta per giorni» dissi con un ringhio. Intorno a noi la gente si muoveva, portando anche me a spingere contro il corpo di Eva. Ma non mi fermai. La penetrai, la scopai con le dita portandola a muoversi in cerca entrambi del suo piacere. La canzone terminò, le luci intorno a noi si spensero e subito dopo la chitarra diede inizio ad un altro pezzo. Accendini e telefoni crearono una luce soffusa, che faceva a gara solo con il faro che illuminava il cantante della band.
Ragazza d’oro, eccoti.
Canto per la folla, la musica ad alto
volume.
Vivo il mio sogno, cavalco le vette,
ma ti vedo lì, il sole nei tuoi capelli.
E sono pronto ad andare, per il
bisogno disperato di volare.
Ragazza d’oro, eccoti.
Balli per la folla, la musica ad alto
volume.
Ti voglio così tanto. Non posso
distogliere gli occhi.
Più tardi, cadrai in ginocchio. Mi
implorerai.
E poi te ne andrai. È solo il tuo corpo
che conosco.
Ragazza d’oro, dove sei finita?
Non sei più qui, con il sole nei tuoi
capelli.
Potevo prenderti al bar o sul sedile
della mia macchina.
Ma non ho mai avuto il tuo cuore. Sto
andando in pezzi.
Cado in ginocchio. Ti pregherò. Per
favore.
Per favore, non andare. C’è ancora
così tanto che voglio sapere.
Eva, per favore. Sono in ginocchio.
Ragazza d’oro, dove sei finita?
Canto per la folla, la musica ad alto
volume.
E tu non sei qui, con il sole nei tuoi
capelli.
Eva, per favore. Sono in ginocchio.
Continuai a scoparla per tutto il tempo, chiudendo gli occhi. Quella canzone mi faceva pensare a lei e non solo per il nome della ragazza a cui era dedicata. Eva. Eva era la mia ragazza d’oro e io sarei andato in pezzi allo stesso modo se mi avesse lasciato. Attorno a noi esplosero le urla alla fine della canzone. Eva barcollò, mentre aumentavo il ritmo per farla venire. «Quella canzone» le dissi ansimando contro l’orecchio «mi fa pensare a te». Le toccai il clitoride e immediatamente si lasciò andare, godendo a denti stretti contro di me, urlando nella folla urlante e incurante. Le sue mani strinsero la transenna davanti a noi e il suo corpo si abbandonò contro il mio, regalandomi ancora una volta il suo piacere.
Finalmente li aspettavo …..ecco adesso entriamo nel vivo del tormentone di ragazza d’ oro 😶 vogliamo parlare di Arnoldo ? Antipatico ecco cos’è . Grande Anita 👏
Finalmente! Grazie Anita 😙
Grazieeeeeee Anita!!!
Finalmente ora si che c’è da divertirsi !!!
Non vedo l’ora di leggere il prossimo capitolo ti prego di non farci aspettare troppissimo! ! 😘 ❤
Ciao ANITA grazie x il bellissimo capitolo molto focoso x essere sicera.
Volevo farti una domanda. IL LORD. pubblicherai solo capitoli protetti?
AL PROSSIMO CAP CN GHIDEON IO CM.SEMPRE CI SARÒ
No, a breve anche gli altri 🙂
Anita cara ci regali capitoli sempre molto belli e appassionati anche questo e meraviglioso , grazie di cuore e al prossimo !!! 💞👍💞
È meraviglioso come sai descrivere i pensieri di Gideon e l’amore grande che sente per Eva. Grazie mille. Questa giornata comincia bene 😉
Questi due sono matti, ma decisamente persi l’uno per l’altra. Gideon é un leone, ma lei é una pantera….Chi avrà la meglio???? ASPETTIAMO E SAPREMO…SPERIAMO PRESTO!!!!